il manifesto 25.1.19
Salvini non poteva bloccare la Diciotti, «va processato»
Catania.
Il tribunale dei ministri accusa il vicepremier leghista di sequestro
di persona, aggravato dalla presenza di minori a bordo. Inviata al
Senato la richiesta di autorizzazione a procedere
di Alfredo Marsala
Sul
«caso Diciotti», Matteo Salvini ha abusato del suo potere. Per questo
motivo, sostiene il Tribunale dei ministri di Catania, va processato.
Per i giudici, che hanno avanzato al Senato la richiesta di
autorizzazione a procedere nei confronti del capo della Lega (e
senatore), il ministro dell’Interno non poteva bloccare, come ha fatto,
per cinque giorni i 177 migranti impedendogli di scendere dalla nave,
ormeggiata nel porto di Catania. Ponendo «arbitrariamente il proprio
veto all’indicazione del Pos (Place of safety, un porto di sbarco
sicuro, ndr) da parte del competente dipartimento per le libertà civili e
l’immigrazione» ha determinato «la forzosa permanenza dei migranti a
bordo della Diciotti, con conseguente illegittima privazione della loro
libertà personale per un arco temporale giuridicamente apprezzabile e al
di fuori dei casi consentiti dalla legge».
SEQUESTRO DI PERSONA è
il reato che gli viene contestato, aggravato dall’abuso di potere e
perché era consapevole che sulla nave militare c’erano 27 minori non
accompagnati. Anche perché, sostengono i giudici, non c’era «un problema
cogente di ordine pubblico per diverse ragioni» e in particolare perché
in concomitanza con il caso Diciotti, «si era assistito ad altri
numerosi sbarchi dove i migranti soccorsi non avevano ricevuto lo stesso
trattamento». Non solo. «Nessuno dei soggetti ascoltati dal tribunale –
si legge nella richiesta a Palazzo Madama – ha riferito, come avvenuto
invece per altri sbarchi, di informazioni sulla possibile presenza, tra i
soggetti soccorsi, di ‘persone pericolose’ per la sicurezza e l’ordine
pubblico nazionale».
Non c’era alcun motivo, dunque, per trattare
in quel modo i migranti costretti a ripararsi sotto tendoni di fortuna
allestiti sul ponte per ripararsi dalla pioggia e dal sole d’agosto. Il
ministro ha agito «per volontà meramente politica di affrontare il
problema della gestione dei flussi migratori invocando, in base a un
principio di solidarietà, la ripartizione dei migranti a livello europeo
tra tutti gli Stati membri». Insomma, Salvini avrebbe usato la Diciotti
per il braccio di ferro politico con Bruxelles. Ma le scelte politiche
«non possono ridurre la portata degli obblighi degli Stati di garantire
nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco dei migranti».
Perché
«l’obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso dovere
degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali
finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare»: concetto che
ribalta di netto la motivazione con cui il capo della procura di
Catania, Carmelo Zuccaro, aveva chiesto l’archiviazione per Salvini
sostenendo che «una scelta politica non è sindacabile dal giudice
penale».
Il provvedimento inviato al Senato ricorda che anche la
«stessa Corte Costituzionale, in diverse circostanze, ha avuto modo di
evidenziare che la discrezionalità nella gestione dei flussi migratori
incontra chiari limiti, sotto il profilo della conformità alla
Costituzione e del bilanciamento di interessi di rilievo costituzionale,
nella ragionevolezza, nelle norme di trattati internazionali che
vincolano gli Stati contraenti e, soprattutto, nel diritto inviolabile
della libertà personale (articolo 13 della Costituzione), trattandosi di
un bene che non può subire attenuazioni rispetto agli stranieri in
vista della tutela di altri beni costituzionalmente tutelati». Per i
giudici «la decisione del ministro ha costituito esplicita violazione
delle Convenzioni internazionali in ordine alle modalità di accoglienza
dei migranti soccorsi in mare».
Salvini sceglie la linea dura,
attaccando i giudici. «Ci riprovano – dice in una diretta Facebook –
Torno ad essere indagato per sequestro di persona e di minori, con una
pena prevista da 3 a 15 anni. Manco fossi uno spacciatore o uno
stupratore». Spavaldo, aggiunge: «Lo ammetto,
lo confesso e lo rivendico, ho bloccato lo sbarco. E mi dichiaro
colpevole dei reati nei mesi a venire, perché non cambio». Contesta
persino la tempistica del Tribunale dei ministri, che ha deliberato il 7
dicembre, comunicando la decisione il 24 gennaio. «I giudici facciano i
giudici, i ministri fanno i ministri ed esercitano i loro poteri»,
rincara salvini invitando il “popolo” a fare scudo: «Chiedo agli
italiani se ritengono che devo continuare a fare il ministro,
esercitando diritti e doveri, oppure se devo demandare a questo o a quel
tribunale le politiche dell’immigrazione. Le politiche
dell’immigrazione le decide il governo, non i privati o le Ong, se ne
facciano una ragione».
Prova a smascherare il ministro, Pietro
Grasso: «Come membro della giunta per le immunità del Senato dovrò
esaminare la richiesta del Tribunale dei ministri di Catania: Salvini ha
dichiarato a tutta pagina, non più tardi di qualche mese fa, che
avrebbe rinunciato all’immunità e chiesto al Senato di farsi processare.
Ripete continuamente di essere uno che mantiene la parola: non ho dubbi
che lo farà anche in questo caso. Vero?».