il manifesto 25.1.19
Strasburgo boccia l’Italia: «Aborto, discriminati donne e medici non obiettori»
Salute.
Il Consiglio d’Europa boccia nuovamente il governo italiano per le
disparità dei servizi per l’Igv e chiede misure entro ottobre
di Eleonora Martini
«Carenze
nei servizi» per l’interruzione volontaria di gravidanza, «limitazioni
di accesso», «disparità a livello locale», «discriminazione» delle donne
e dei medici non obiettori di coscienza sottoposti ad «atti di molestia
morale».
Ancora una volta il Consiglio d’Europa bacchetta
l’Italia perché, violando le sue stesse leggi, non garantisce alcuni
diritti acquisiti dalle donne e pure dai lavoratori. Il Comitato europeo
per i diritti sociali di Strasburgo ha pubblicato le decisioni prese
riguardo i reclami collettivi sulle violazioni della Carta sociale
europea in otto Paesi membri. In particolare, per quanto riguarda
l’Italia, è tornato ad indagare sullo stato dei diritti delle cittadine
di sesso femminile in seguito al ricorso presentato dalla Cgil e
dall’International Planned Parenthood Federation European Network, che
hanno denunciato la mancata applicazione della legge 194 ancora 40 anni
dopo la sua promulgazione.
Era già accaduto nel 2014 e nel 2016,
quando, sempre su ricorso della Cgil e di altre organizzazioni, il
Consiglio d’Europa aveva già lanciato un monito al nostro Paese affinché
vigilasse sull’«elevato e crescente numero di medici obiettori di
coscienza» che porta l’Italia a violare «i diritti delle donne».
Soprattutto «il diritto alla loro salute».
Sulla base delle
informazioni fornite dal governo precedente il 16 febbraio 2018, il
Comitato per i diritti sociali rileva che attualmente, da nord a sud
dello Stivale, «ci sono carenze nei servizi» per l’Igv «che rendono
difficile l’accesso a questa pratica per le donne e in alcuni casi le
costringe a cercare soluzioni alternative», con «rischi per la loro
salute». Inoltre, «sebbene la situazione sembri essere migliorata», si
registrano «forti disparità a livello locale» perché in molti casi i
servizi «non funzionano a tempo pieno», in quanto «non viene assegnato
un numero adeguato di medici non obiettori».
In sostanza, per
Strasburgo la situazione in Italia è visibilmente «non conforme» alle
regole internazionali, perché presenta una «discriminazione contro le
donne che desiderano porre fine alla gravidanza» «discriminazione,
poiché «sono costrette a spostarsi da un ospedale all’altro nel Paese o
viaggiare all’estero a causa delle carenze nell’attuazione della legge
194/1978», e «la violazione del loro diritto alla salute». Oltre che una
«discriminazione nei confronti dei medici non obiettori».
In
particolare sulla sorte dei sanitari che non hanno fatto ricorso alla
clausola di coscienza prevista nelle legge, il Comitato europeo richiama
il governo italiano – il precedente e l’attuale – perché ha dimostrato
«l’incapacità di intraprendere qualsiasi formazione preventiva o misure
di sensibilizzazione per proteggere i medici non obiettori dalle
molestie morali».
Ora però l’Europa chiede all’Italia atti
concreti: informazioni sulle misure prese per sanare o almeno ridurre
queste disparità, combattere le discriminazioni, risarcire il personale
sanitario non obiettore che è stato vittima di molestie morali, e
assicurare una distribuzione più omogenea dei medici non obiettori
sull’intero territorio nazionale, «dovranno essere presentate entro
ottobre 2019».
D’altronde solo pochi giorni fa, nella relazione
annuale al Parlamento sull’applicazione della 194, il ministero della
Salute aveva reso noti gli ultimi dati – desolanti – sul numero di
ginecologi italiani obiettori di coscienza: sette su dieci (il 68,4%), a
fronte del 45,6% di anestesisti e del 38,9% di personale non medico.
Secondo la ministra Giulia Grillo che ha firmato la relazione, però, non
ci sarebbero criticità né sul numero di «punti Igv» né sul carico di
lavoro settimanale dei singoli medici non obiettori, tranne che in
Campania, dove per ogni struttura di ricovero il personale medico
addetto agli aborti ne pratica 13,6 in media a settimana, e in Sicilia
dove il carico è di 18,2.
«La legge 194 si conferma la norma più
disapplicata del nostro ordinamento, e il ricorso distorto all’obiezione
di coscienza contrasta palesemente con questo dettato. Da 40 anni –
commenta la segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo,
che ha condotto numerose battaglie per i diritti civili degli italiani
davanti alle corti internazionali – Lo Stato deve garantire che una
donna che va in ospedale abbia l’opportunità di trovare sia un medico
obiettore che uno non obiettore nello stesso turno». L’avvocata radicale
rivolge infine un invito alla ministra Grillo, ad essere coerente con
la promessa di «cambiamento»: «Intervenga con un segnale di
discontinuità dal passato».