il manifesto 24.1.19
Landini, la lunga battaglia per un sindacato da rinnovare
di Massimo Franchi
BARI
Solo fino a pochi mesi fa pareva impossibile. Maurizio Landini oggi
sarà eletto segretario generale della Cgil. L’ultimo a fare il passaggio
dalla Fiom alla confederazione fu Bruno Trentin nel 1988 e basterebbe
questo a farlo entrare nella storia di questo sindacato.
Nelle
settimane che sono passate fra la proposta di Susanna Camusso e ieri,
l’accusa che gli è stata più rivolta è quella di essere «un
movimentista» vicino al M5S. A smentirla basterebbe il fatto che Landini
non ha mai avuto alcun rapporto con qualsivoglia esponente cinquestelle
e i suoi giudizi sul governo sono stati duri fin dal principio: «Per la
prima volta abbiamo un governo che è basato su un contratto privato e
non discute con nessuno».
I preconcetti di tanti suoi detrattori
sono già stati spazzati via nell’anno e mezzo passato in segreteria
confederale. Chiamato da Camusso dopo la firma del contratto dei
metalmeccanici su richiesta di quei pensionati dello Spi che ora
capeggiavano i riformisti contrari alla sua successione, Landini ha
subito conquistato la stima di tutti i componenti della segreteria per
capacità di lavoro comune, rispetto delle competenze e collegialità.
Ha
lavorato su deleghe simili e comuni con il suo avversario fino a ieri
notte, Vincenzo Colla, avendo uffici vicini a Corso d’Italia. Si
conoscono da tanti anni, entrambi sono emiliani ma con storie
differenti. Se Colla, piacentino, è sempre stato vicino al Pd, Landini,
reggiano testardo, non ha tessere di partito dai tempi del Pci: «In
tasca ho solo quella della Cgil e dell’Anpi», ricorda sempre.
La
battaglia per i diritti partita a Pomigliano nel 2010 e vinta in Corte
costituzionale nel 2015 contro la Fca di Marchionne lo ha fatto
diventare un personaggio e il simbolo del riscatto dei deboli. Ai tempi
della fallita Coalizione sociale tutti pensavano puntasse a diventare un
leader politico – lo pensò soprattutto il Fatto – e invece fin da quel
giorno il suo obiettivo era prettamente sindacale: diventare segretario
della Cgil per cambiarla e avvicinarla ai giovani e ai lavoratori
autonomi.
Recentemente applaudito fino a spellarsi le mani dai
delegati Cisl e Uil a un attivo della Ricerca, ieri Landini ha fatto le
prime foto da segretario coi suoi compagni della Fiom. A Ivano e Angelo
che scherzosamente gli dicevano: «Goditi oggi perché da domani ti
attacchiamo», ha risposto: «Sì, sì, sì: voi dovete fare la Fiom».