il manifesto 24.1.19
Senza testimoni, scompare un gommone
Mediterraneo.
L’imbarcazione, probabilmente inabissata, trasportava 95 migranti. E
sono ancora in balia del mare i 47 salvati dalla Ong Sea Watch sei
giorni fa, mentre si annuncia una tempesta
di Adriana Pollice
Un
gommone con 95 persone sarebbe scomparso nel Mediterraneo,
probabilmente inabissato. Quasi tutti eritrei, a bordo c’erano anche 20
donne e 5 bambini, sono salpati dalla costa di Zuwara, a ovest di
Tripoli, il 21 dicembre. «Di questa imbarcazione non si sa più nulla»,
ha denunciato ieri Alberto Mallardo, operatore del programma
Mediterranean Hope della Federazione delle chiese evangeliche. «Parenti e
amici – prosegue – stanno conducendo ricerche disperate. I superstiti, i
familiari gli operatori non hanno un interlocutore che dia risposte
certe. La Libia non è un luogo sicuro». Riccardo Gatti, capo missione
Open Arms (bloccata in porto dalle autorità spagnole), commenta:
«Fermare le Ong significa lasciarli morire senza testimoni».
Le
vittime accertate nella scorsa settimana sono state 170: 117 sono
annegate al largo della Libia, 53 hanno perso la vita nel tentativo di
raggiungere la Spagna.
Sono ancora in balia del mare i 47 (8 i
minori non accompagnati) salvati dalla Ong Sea Watch sei giorni fa: «È
prevista tempesta – raccontavano ieri da bordo – e non sappiamo dove
andare. Tutti sotto coperta non possono stare perché non c’è spazio a
sufficienza, qualcuno sarà costretto a rimanere sul ponte circondato
dalle onde. Fa freddo e il tetto della tenda a poppa sta perdendo». Sul
ponte la tempesta fa paura ma sottocoperta il mal di mare non lascia
scampo.
Martedì la nave Sea Watch 3 si è avvicinata a Lampedusa,
il porto più vicino al luogo del salvataggio. Dal Centro di
coordinamento dei soccorsi di Roma non è arrivato nessun supporto. Ieri
si sono spostati verso Malta. «I migranti sono preoccupati – raccontano
-. Sanno che non li riporteremo mai in Libia, è la prima cosa che
mettiamo in chiaro quando li soccorriamo, ma l’incertezza li fa stare
male. Non sapere cosa accadrà e le condizioni di navigazione difficili
mettono a dura prova la loro tenuta psicologica».
Uno dei membri
dell’equipaggio, Brendan, ieri ha raccontato sui social: «Quando ho
mostrato alle persone a bordo le foto del salvataggio, mi hanno chiesto
di vederle ancora e ancora. Mi hanno parlato del loro panico quando
siamo arrivati perché pensavano che fossimo la Guardia costiera libica».
E ancora: «Un ragazzino mi ha detto di avere 15 anni. Il suo amico dice
che sta solo fingendo di essere più vecchio perché non vuole affrontare
la sua vita da adolescente. Ha 12 o 13 anni. Gli ho chiesto dove voleva
andare, ha risposto “Marsiglia, mio padre vive lì”. Questo piccolo
ragazzo attraversa da solo il confine più mortale del mondo per vedere
suo padre, aprite i porti». Il vicepremier Salvini commenta: «È
necessario che Malta accolga Sea Watch, mentre l’Olanda (nazionalità di
bandiera della nave, ndr) sia pronta a collaborare con La Valletta per
gestire l’accoglienza con la regia di Bruxelles».