il manifesto 23.1.19
Stop dell’Onu ai migranti in Libia. Ma Salvini dice no
Il leghista: «I porti restano chiusi. Sto trattando con Tripoli». La Germania lascia la missione Sophia: «Stanchi dell’Italia»
di Leo Lancari
La
richiesta ai governi europei, e in particolare a quello italiano,
arriva dall’Unhcr, l’Alto commissariato Onu che si occupa dei rifugiati.
«Non rimandate i migranti in Libia, aprite i porti e consentite la
ripresa dei salvataggi nel Mediterraneo, anche da parte delle ong». Un
appello che tiene conto – scrive l’Unhcr – dell’«attuale contesto»
libico, «in cui prevalgono scontri violenti e diffuse violazioni dei
diritti umani». Come tra l’altro dimostra anche la vicenda dei 144
migranti riportati nel Paese nordafricano dal mercantile della Sierra
Leone che due giorni fa li aveva tratti in salvo: giusto il tempo di
sbarcare e sono stati richiusi tutti – compresi donne e bambini – in un
centro di detenzione.
Parole cadute nel vuoto. All’ormai consueto
silenzio dell’Unione europea fanno seguito le parole, come al solito
sprezzanti, del titolare del Viminale: «Altri sbarchi, altri soldi agli
scafisti? La mia risposta all’Onu è NO» scrive Matteo Salvini su twitter
con il solito hasthag #portichiusi. Avvertimento che il ministro
leghista invia anche ai 47 migranti tratti in salvo dalla nave della ong
tedesca Sea Watch in attesa ormai da quattro giorni di uno scalo verso
il quale dirigersi. «Loro vorrebbero arrivare in un porto italiano ma
fanno i furbetti e non voglio dire di più in questo momento», dice
Salvini in una diretta Facebook nella quale si definisce «buono sì ma
fesso no. E siccome l’autorizzazione allo sbarco nei porti la dà il
ministro dell’Interno, la risposta è no, niet, nisba per gli scafisti e
gli amici degli scafisti». Unica novità: l’annuncio che con la Libia
«stiamo lavorando riservatamente per risolvere i problemi». Come e sulla
base di cosa non viene spiegato, ma è facile immaginarlo dalla parole
del ministro: «I migranti non devono partire e chi lo fa deve tornare in
Libia».
E’ la solita linea dura che Salvini impone fin
dall’inizio al governo gialloverde e che lascia l’Italia sempre più
isolata in Europa. La riprova – che il ministro leghista considererà
probabilmente come una vittoria, è arrivata anche ieri con l’annuncio
della Germania di volersi ritirare dalla missione europea Sophia come
conseguenza – secondo l’agenzia tedesca Dpa che cita fonti del governo –
«della linea dura del governo italiano sull’accoglienza dei migranti
dalle navi». Notizia confermata in seguito da un portavoce del governo
di Berlino secondo il quale il ritiro, per quanto «momentaneo» sarebbe
comunque stato deciso e diventerà operativo dal prossimo 6 febbraio,
giorno in cui la fregata «Augsburg», una delle navi messe a disposizione
della missione dalla Germania, porterà a termine il suo mandato
operativo.
La notizia rischia di mettere seriamente a rischio la
continuità della missione che da quando è cominciata, nel 2015, ha
salvato nel Mediterraneo più di 43 mila migranti. Salvini ha sempre
contestato la regole che impongono di sbarcare nei porti italiani le
persone salvate, arrivando a minacciare – anche se le competenze sulla
missione spettano ai ministeri della Difesa e degli Esteri – di mettere
fine alla partecipazione italiana se non vengono cambiate. Il 22
dicembre scorso il Consiglio europeo ha prorogato fino al 3 marzo
prossimo la scadenza di Sophia. Un tentativo disperato di prendere tempo
alla ricerca di una soluzione comune tra gli Stati membri. Adesso
l’annuncio della Germania rischia di far precipitare la situazione,
rendendo più difficile la ricerca di un possibile accordo ma soprattutto
la sopravvivenza della stessa missione.