mercoledì 23 gennaio 2019

il manifesto 23.1.19
Margarethe Von Trotta: «Il mio sguardo su Rosa L.»
Incontri. La regista, che oggi incontrerà il pubblico all’Aamod, racconta il suo film del 1986 sulla rivoluzionaria uccisa un secolo fa
di Giovanna Branca


ROMA «Non faccio differenza fra un film ’politico’ e uno che non lo è: tutto è politico, ma anche legato alla mia persona. Per raccontare una storia non scelgo l’argomento, ma un personaggio con cui ’confrontarmi’ e che possibilmente mi insegni qualcosa». Lo spiega Margarethe Von Trotta alla Casa del Cinema di Roma, dove ha incontrato il pubblico per una «lezione di cinema» promossa dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico in occasione del centenario dell’omicidio, il 15 gennaio 1919, di Rosa Luxemburg, a cui è dedicato il film di Von Trotta del 1986 – Rosa L.
Un evento che verrà ripetuto oggi alle 15.30 e alle 18.00 alla sede dell’Aamod, dove ancora una volta la regista tedesca incontrerà gli spettatori per parlare del suo film «politico», ma per il quale è stato necessario andare alla ricerca della dimensione più privata di Rosa Luxemburg, il «personaggio» strappato alla Storia con cui costruire un dialogo a distanza .
«HO EREDITATO il progetto – racconta Von Trotta – quando è morto Fassbinder, perché avrebbe dovuto girare lui il film. Ma la sua sceneggiatura per me non andava bene: era un melodramma, io dovevo prima capire in che modo Rosa Luxemburg ’comunicava’ con me, per poi poter realizzare un suo ritratto dalla mia prospettiva». Per farlo, la regista di Anni di piombo ha attraversato la frontiera per andare a Berlino Est: «All’epoca esistevano solo due biografie su di lei, ed entrambe si concentravano solo sul suo ruolo politico. Per poter scoprire qualcosa in più ho passato quindi tantissimo tempo a studiare le sue oltre 2500 lettere custodite dall’Istituto di marxismo-leninismo di Berlino Est. Nelle lettere agli amici e agli amanti è una persona completamente diversa rispetto a quella che emerge dalle lettere ai compagni».
Per questa sua scelta di mettere in scena una Rosa Luxemburg anche «privata» la regista racconta di essere stata criticata «dagli storici di sinistra». Ma il suo ritratto della rivoluzionaria polacca, membro del partito socialdemocratico tedesco e fondatrice con Karl Liebknecht – che condividerà la sua sorte – della Lega Spartaco è tutt’altro che depoliticizzato: nel raccontare la sua storia e il suo pensiero, troppo vasti per poter essere racchiusi in un film, Von Trotta dialoga con il proprio tempo, o meglio mette la stessa Luxemburg in dialogo con esso.
«Negli anni’80 in Germania ci furono delle grandi manifestazioni pacifiste perché i sovietici volevano mettere i missili a Est, gli americani a Ovest, ed era forte il timore di una nuova guerra. Per questo in Rosa L. ho scelto di evidenziare – fra le sue tante battaglie politiche, come quella contro il poco coraggio dei sindacati – la lotta alla guerra, che era il principale interesse di tutti noi in quel momento».
E INFATTI il film sorvola sull’infanzia di Luxemburg (interpretata da Barbara Sukowa, miglior attrice a Cannes 1986) – se non per un breve flashback simbolico, in cui con impazienza e determinazione la piccola Rosa attende lo sbocciare di una rosa rossa – e la racconta nel pieno della sua attività politica e rivoluzionaria, nella prigionia e nella lotta, dall’alba del nuovo secolo al momento in cui il suo corpo senza vita viene gettato nel fiume dai corpi franchi ingaggiati dallo stesso governo socialdemocratico tedesco per stroncare la rivoluzione spartachista.
«In Rosa L. il racconto non è veicolato solo dalle parole – spiega Von Trotta – ma soprattutto dalle immagini. Ad esempio il rosso appare poco, per sottolineare con maggiore forza le sequenze in cui lo uso – non solo in riferimento al socialismo ma al terribile secolo di sangue che si stava aprendo. Rosso è il tappeto su cui Rosa viene trascinata verso la sua morte, e ho scelto di chiudere il film sullo scorrere del fiume in cui viene gettata e che ’ci viene incontro’, scorre idealmente verso il presente». Non solo quello degli anni ’80 ma anche il nostro, di nuovo attraversato dai nazionalismi che furono pretesto per la Grande Guerra fieramente avversata da Rosa Luxemburg.