il manifesto 22.1.19
Israele, licenza di uccidere
L'arte
della guerra. Dopo che Israele ha ufficializzato l’attacco contro
obiettivi militari iraniani in Siria, sui media italiani nessuno ha
messo in dubbio il «diritto» di Tel Aviv di attaccare uno Stato sovrano
per imporre quale governo debba avere
di Manlio Dinucci
«Con
una mossa davvero insolita, Israele ha ufficializzato l’attacco contro
obiettivi militari iraniani in Siria e intimato alle autorità siriane di
non vendicarsi contro Israele»: così i media italiani riportano
l’attacco effettuato ieri da Israele in Siria con missili da crociera e
bombe guidate. «È un messaggio ai russi, che insieme all’Iran permettono
la sopravvivenza al potere di Assad», commenta il Corriere della Sera.
Nessuno
mette in dubbio il «diritto» di Israele di attaccare uno Stato sovrano
per imporre quale governo debba avere, dopo che per otto anni gli Usa,
la Nato e le monarchie del Golfo hanno cercato insieme ad Israele di
demolirlo, come avevano fatto nel 2011 con lo Stato libico.
Nessuno
si scandalizza che gli attacchi aerei israeliani, sabato e lunedì,
abbiano provocato decine di morti, tra cui almeno quattro bambini, e
gravi danni all’aeroporto internazionale di Damasco, mentre si dà
risalto alla notizia che per prudenza è rimasta chiusa per un giorno,
con grande dispiacere degli escursionisti, la stazione sciistica
israeliana sul Monte Hermon (interamente occupato da Israele insieme
alle alture del Golan).
Nessuno si preoccupa del fatto che
l’intensificarsi degli attacchi israeliani in Siria, con il pretesto che
essa serve come base di lancio di missili iraniani, rientra nella
preparazione di una guerra su larga scala contro l’Iran, pianificata col
Pentagono, i cui effetti sarebbero catastrofici.
La decisione
degli Stati uniti di uscire dall’accordo sul nucleare iraniano – accordo
definito da Israele «la resa dell’Occidente all’asse del male guidato
dall’Iran» – ha provocato una situazione di estrema pericolosità non
solo per il Medio Oriente. Israele, l’unica potenza nucleare in
Medioriente – non aderente al Trattato di non-proliferazione,
sottoscritto invece dall’Iran – tiene puntate contro l’Iran 200 armi
nucleari (come ha specificato l’ex segretario di stato Usa Colin Powell
nel marzo 2015).
Tra i diversi vettori di armi nucleari, Israele
possiede una prima squadra di caccia F-35A, dichiarata operativa nel
dicembre 2017. Israele non solo è stato il primo paese ad acquistare il
nuovo caccia di quinta generazione della statunitense Lockheed Martin,
ma con le proprie industrie militari svolge un ruolo importante nello
sviluppo del caccia: le Israel Aerospace Industries hanno iniziato lo
scorso dicembre la produzione di componenti delle ali che rendono gli
F-35 invisibili ai radar.
Grazie a tale tecnologia, che sarà
applicata anche agli F-35 italiani, Israele potenzia le capacità di
attacco delle sue forze nucleari, integrate nel sistema elettronico Nato
nel quadro del «Programma di cooperazione individuale con Israele».
Di
tutto questo non vi è però notizia sui nostri media, come non vi è
notizia che, oltre alle vittime provocate dall’attacco israeliano in
Siria, vi sono quelle ancora più numerose provocate tra i palestinesi
dall’embargo israeliano nella Striscia di Gaza. Qui – a causa del
blocco, decretato dal governo israeliano, dei fondi internazionali
destinati alle strutture sanitarie della Striscia – sei ospedali su
tredici, tra cui i due ospedali pediatrici Nasser e Rantissi, hanno
dovuto chiudere il 20 gennaio per mancanza del carburante necessario a
produrre energia elettrica (nella Striscia l’erogazione tramite rete è
estremamente saltuaria).
Non si sa quante vittime provocherà la
deliberata chiusura degli ospedali di Gaza. Di questo non ci sarà
comunque notizia sui nostri media, che hanno invece dato rilievo a
quanto dichiarato dal vice-premier Matteo Salvini nella recente visita
in Israele: «Tutto il mio impegno per sostenere il diritto alla
sicurezza di Israele, baluardo di democrazia in Medio Oriente».