il manifesto 22.1.19
Terremoto Podemos, Errejon lascia il seggio
Spagna
. L’ex numero due e fondatore del movimento abbandono lo scranno ma non
il partito. Madrid, verso le elezioni, apre la crisi dei viola
di Luca Tancredi Barone
BARCELLONA
Íñigo Errejón è riuscito nel suo principale obiettivo: dare uno
scossone a Podemos per farlo uscire dalla sua zona di comfort. La sua
improvvisa decisione, comunicata al suo ex amico Pablo Iglesias e al
partito solo 5 minuti prima di essere resa pubblica, di concorrere per
la presidenza della Comunità di Madrid con i colori della lista messa in
piedi dalla sindaca di Madrid Manuela Carmena invece che con quelli di
Podemos, ha causato un terremoto senza precedenti fra i viola.
Ieri,
in una conferenza stampa, l’ex numero due e fondatore di Podemos, ha
fatto sapere di aver deciso di abbandonare il seggio. Ha chiarito di
sentirsi ancora un militante del partito, ma ha preferito togliere dalla
disputa la questione della poltrona. «Bisogna lasciare indietro le
dispute e concentrarsi sulle cose importanti», ha detto. Le elezioni a
Madrid, in programma il 26 maggio insieme alle europee, sono una di
queste. «Non sono venuto a vivere della politica, ma a fare politica,
bisogna scegliere fra la comodità e la correttezza». L’attuale numero
due di Podemos, Pablo Echenique, gli aveva rinfacciato velenosamente, il
giorno della notizia bomba: «Se fossi in lui, mi dimetterei, ma di
qualcosa fino a maggio dovrà pur vivere».
Ma non è un caso che i
toni si siano andati sfumando durante il fine settimana, una volta
superato il trauma del tradimento. Lo stesso Errejón è stato molto abile
a motivare la sua mossa: in fondo, ha spiegato, è mantenere lo spirito
originario di Podemos, ampliare la base elettorale, fare quello che
chiedevano loro stessi a Izquierda Unida, cioè abbandonare l’apparato di
partito e la sigla per confluire in un progetto più inclusivo, sul
modello proprio delle piattaforme che hanno portato alla vittoria nelle
principali città spagnole nel 2015. Come accaduto nella stessa Madrid e a
Barcellona, Cadice, A Coruña e molte altre.
Errejón, che ha
negoziato con Carmena alle spalle del suo partito e dei suoi militanti
che l’avevano votato per essere il candidato dei viola, ha dalla sua il
crollo dei consensi di Podemos, dentro e fuori il partito, dove ormai
serpeggia un crescente disagio. Il suo obiettivo dichiarato è che tutta
Podemos confluisca nella piattaforma Más Madrid, sul modello di quanto
sta accadendo a Barcellona per Barcelona en comú (guidato da Ada Colau).
Con la differenza che fin dall’inizio la maggior parte del partito
nella capitale catalana era d’accordo, e che ora comunque non avrebbe
altra alternativa (dalle dimissioni di Xavier Domènech per logoramento,
Podem – versione catalana di Podemos – è senza leader).
Per
Errejón questa dovrebbe essere la chiave per invertire il trend
elettorale a livello nazionale. Ma aver perso lo scontro con Iglesias
due anni fa aveva relegato lui e i suoi in una posizione secondaria
dentro il partito: di qui la mossa a sorpresa, nella speranza di
riuscire a far ripensare la strategia politica.
E in effetti ieri,
anche se esponenti viola difendevano l’idea di presentare un altro
candidato di Podemos, non è stato scartato ancora formalmente di poter
confluire in Más Madrid. In fondo, fino a tre giorni fa, Errejón era il
loro candidato.
Intanto, al posto di Errejón, paradossalmente
siederà Sol Sánchez, la coordinatrice di Izquierda Unida a Madrid. La
stessa che doveva essere numero due di Errejón (e che lui non voleva)
nella lista di Unidos Podemos alle elezioni. Era stata già unica
deputata di IU con Alberto Garzón nella brevissima legislatura di sei
mesi nel 2016, quando vennero ripetute le elezioni. Se verrà eletta a
Madrid, dovrà comunque dimettersi di nuovo tra pochi mesi.