venerdì 18 gennaio 2019

il manifesto 18.1.19
M5S cambia la riforma, il Pd ora può votarla
Riforma costituzionale. La relatrice alla camera accoglie tutte le osservazioni critiche sul referendum propositivo. Introdotto un controllo preventivo di costituzionalità e scompare il ballottaggio tra parlamento e popolo
di Andrea Fabozzi


Per la prima volta si ribalta il copione della legislatura. Sulla riforma costituzionale sono i 5 Stelle a dimostrare capacità di movimento e a mettere in difficoltà il Pd. La difficoltà di trovarsi, adesso, di fronte a un testo sul referendum propositivo dove sono stati corretti quasi tutti gli aspetti critici e che è venuto incontro alle richieste delle opposizioni (non solo Pd ma anche Leu e +Europa). Adesso il Pd dovrebbe votarlo, in questo caso non ci sarebbe nemmeno il referendum confermativo al termine delle quattro letture parlamentari. Ma così facendo andrebbe in crisi il tema stesso della legislatura, l’opposizione dura al governo giallobruno. Proprio sulla riforma costituzionale bandiera dei grillini. Da qui l’imbarazzo del partito, ieri un’assemblea dei deputati si attestata sulla linea del «bene, ma ancora non basta». C’è tempo fino a martedì, quando cominceranno le prime votazioni e bisognerà uscire allo scoperto. Nel gruppo parlamentare sono al lavoro i sostenitori della collaborazione, tecnica che fino a qui ha pagato. Merito anche di una relatrice, la 5 Stelle Dadone, capace di convincere i suoi a non percorrere la strada della riforma a colpi di maggioranza (fatale per Renzi) e dei consiglieri del ministro Fraccaro.
Le novità rispetto al testo originario sono tante, è quasi un’altra riforma dopo che era già stata accolta in commissione l’introduzione di un quorum di favorevoli (almeno il 25% del corpo elettorale, valido d’ora in poi anche per il vecchio referendum abrogativo). Con gli emendamenti presentati ieri da Dadone salta il ballottaggio tra le due proposte di legge, quella di iniziativa popolare e quella eventualmente approvata dal parlamento. Adesso se le camere approveranno un testo sullo stesso oggetto, il referendum si terrà solo sul testo sul quale erano state raccolte le 500mila firme dei cittadini. Se il referendum non passa sarà promulgata la legge approvata dalle camere, un risultato comunque apprezzabile per i promotori. La sostanza cambia poco, salta però quella sfida all’ultima scheda tra il parlamento e il «popolo» che faceva temere ulteriori fiammate di anti parlamentarismo. «La nostra idea non era mettere in contrapposizione il parlamento e le istanze dei cittadini, ma cercare soluzioni che abbiano il consenso popolare», ha spiegato la relatrice.
Non solo, adesso è previsto che se le modifiche introdotte dalle camere saranno «meramente formali» non si procederà comunque al referendum; la legge di attuazione (che introdurrà anche un numero massimo di referendum propositivi) affiderà questo controllo all’ufficio centrale per il referendum della Cassazione. Che già lo svolge con pochi scrupoli per il referendum abrogativo, ad esempio ha bloccato il voto per l’abolizione dei voucher dopo un decreto Gentiloni.
Dal punto di vista politico le novità si giustificano con la consapevolezza dei 5 Stelle che avere contro sulla riforma costituzionale tutta l’opposizione (Forza Italia resta contraria e strilla contro il collateralismo del Pd) sarebbe stato un pessimo biglietto da visita. E avrebbe significato settimane di battaglia ostruzionistica e tempi lunghi. Così invece c’è la possibilità di incassare due letture prima delle europee. Dal punto di vista pratico l’originale doppio e triplo voto previsto prima nel ballottaggio referendario tra proposte di legge alternative avrebbe comportato enormi problemi di attuazione ed era in ogni caso da correggere.
La seconda grande novità riguarda i limiti di ammissibilità della proposta di legge di iniziativa popolare: adesso il testo che si vuole portare a referendum propositivo deve rispettare «la Costituzione» nella sua interezza. Confermati gli altri limiti già previsti: non sono ammessi referendum propositivi sulle leggi di spesa se non è prevista la copertura e sulle leggi a iniziativa riservata (bilancio) e che richiedono maggioranza speciali. Sull’ammissibilità deciderà la Corte costituzionale quando saranno state raccolte almeno 200mila firme (novità positiva finalmente estesa al referendum abrogativo, eviterà ai comitati promotori di raccogliere firme inutili). «Di fatto è un controllo di costituzionalità preventivo», si rallegra il deputato di +Europa Magi, «i passi in avanti onorano il dibattito parlamentare». Il Pd che chiedeva di escludere le leggi di spesa e le leggi penali è parzialmente soddisfatto. «Le leggi di spesa subiscono adesso tutti i limiti dell’articolo 81 della Costituzione, le leggi penali i vincoli derivanti da varie norme costituzionali e più in generale dal principio di ragionevolezza», spiega il deputato dem Ceccanti. E anche il capogruppo del Pd Delrio riconosce: «Salutiamo una novità nel rapporto tra maggioranza e opposizione. Se accolgono tutte le nostre proposte voteremo convintamente a favore». Può succedere davvero.