il manifesto 15.1.19
Tsipras verso la fiducia, per scongiurare il voto
Grecia.
Mercoledì il parlamento deciderà sul governo, a innescare lo scontro il
leader di Anel, e ministro della difesa, sull’accordo per il nome della
Macedonia
di Teodoro Andreadis Synghellakis e Fabio Veronica Forcella
Domani
sera la Grecia saprà se il governo di Alexis Tsipras otterrà il voto di
fiducia dal parlamento di Atene, o dovrà dimettersi. La crisi è
scoppiata domenica mattina, quando il partito nazionalista di destra di
Anel dei Greci Indipendenti, ha deciso di ritirare il proprio appoggio
al governo. O meglio, la decisione è stata presa dal leader di Anel e
ministro della difesa Panos Kammenos. Ma almeno una ministra e un
viceministro della stessa formazione, hanno già fatto sapere che
intendono continuare a sostenere l’esecutivo di Tsipras.
Motivo
dello scontro, continua ad essere l’accordo sul nuovo nome dell’Ex
Repubblica Jugoslava di Macedonia, che in base al compromesso raggiunto
dovrà chiamarsi Macedonia del Nord. Compromesso firmato da Alexis
Tsipras e dal primo ministro di Skopje Zoran Zaev, ma che non è mai
stato accettato da Kammenos. Il quale cerca di intercettare parte del
voto di chi ritiene che nessuno, oltre i greci, possa usare il nome
Macedonia, neanche con una denominazione “diplomaticamente” composita.
Detto
ciò, molti osservatori pensano che il governo di Syriza rimarrà in
sella, perché al voto di alcuni deputati dei Greci Indipendenti potrebbe
aggiungersi anche quello di almeno un esponente del piccolo partito
centrista il Fiume e forse qualche nome della galassia socialista.
Sino
ad oggi l’esecutivo di Atene ha potuto contare su una maggioranza di
153 deputati su 300 e se tutto dovesse andare come filtra nelle ultime
ore, Tsipras dovrebbe riuscire ad aggiudicarsi almeno 151 voti di
sostegno in parlamento.
Gli esponenti della Coalizione della
Sinistra Radicale Ellenica e anche parte di quelli di Anel sanno bene
che i mesi a venire potrebbero essere molto preziosi, per cercare di
mettere in campo una più completa politica sociale, dopo le enormi
limitazioni dei memorandum.
Andare al voto oggi, vorrebbe dire
regalare, probabilmente, il paese al centrodestra di Nuova Democrazia,
in vantaggio nei sondaggi. Un’opzione di compromesso potrebbe essere
quella di far coincidere le elezioni politiche con quelle europee e
amministrative, tra quattro mesi.
È vero che la maggioranza dei
greci non sostiene l’accordo con Skopje. Ma sul piano sociale, il leader
della sinistra ellenica è riuscito a scongiurare l’ultimo taglio delle
pensioni ed ha già detto di voler aumentare gli aiuti per chi è in
affitto ed ha un reddito basso, facilitare il pagamento delle cartelle
esattoriali ed aumentare lo stipendio base.
Tutto questo, certo,
richiede una maggioranza chiara, ed è per questo che Tsipras è voluto
andare alla conta finale, anche se la Costituzione greca non lo
obbligava a fare ricorso alla fiducia.
Se la maggioranza dovesse
reggersi su un solo voto in più, le cose non saranno certo facili, ma
l’esecutivo continuerebbe comunque a guidare il paese, cercando di
allargare l’appoggio parlamentare, specie su leggi di particolare
sensibilità sociale.
Il centrodestra, nel frattempo, accusa Syriza
e Anel di aver organizzato una messa in scena politica, per cercare di
soddisfare le esigenze dei rispettivi elettorati di riferimento. Secondo
Kyriakos Mitsotakis, presidente dei conservatori di Nuova Democrazia,
il governo sa bene di non rischiare di andare sotto in parlamento, ma
alza comunque il livello dello scontro politico in previsione dei vari
appuntamenti elettorali.
Tsipras, però, in questo momento è più
interessato a parlare al centrosinistra, piuttosto che a rispondere alle
critiche della destra. In una manifestazione organizzata al Palazzo
della Musica di Atene, il leader di Syriza ha indirizzato un appello per
la creazione «di un fronte vasto, democratico e progressista». Ad
ascoltarlo erano presenti anche ex ministri ed esponenti dei socialisti
del Pasok. In vista delle elezioni, insomma, i giocatori stanno
rimescolando per bene le carte. E la partita, ovviamente, è ancora tutta
aperta.