Il Fatto 4.1.18
Stranieri e reddito: Di Maio deve decidersi
il reddito di cittadinanza lo devono prendere anche gli stranieri?
Secondo varie sentenze si
di Stefano Feltri
Luigi
Di Maio è uno di solide certezze tranne che su un punto: il reddito di
cittadinanza lo devono prendere anche gli stranieri? Secondo varie
sentenze della Corte costituzionale sì e anche secondo le bozze del
decreto legge che il Fatto ha raccontato ieri: il sussidio spetta a
197.000 famiglie di stranieri in Italia, il requisito è un “permesso di
soggiorno di lungo periodo” (costo: 1,2 miliardi). Di Maio ieri ha detto
prima che il reddito di cittadinanza andrà soltanto “a coloro che sono
cittadini italiani”. Poi un ulteriore cambio di linea: “L’obiettivo è
darlo agli italiani e ai lungo soggiornanti che abbiano dato un grande
contributo al nostro Paese. Non stiamo dunque parlando dei cinque anni
che ci sono nella bozza del Decreto, che va cambiato. L’obiettivo è
darlo agli italiani”. Nessuno sa cosa voglia dire. Forse che uno
straniero ha diritto al reddito di cittadinanza solo se è un calciatore
famoso o se salva una bambina dall’annegamento in mare?
La povertà
assoluta che i Cinque Stelle vogliono combattere riguarda in modo
drammatico gli immigrati. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2017
l’incidenza della povertà assoluta era al 5,1 per cento tra le famiglie
di soli italiani mentre è al 29,2 per cento tra le famiglie con
componenti stranieri, nel Mezzogiorno si tocca il 40 per cento. Non ci
può essere vera integrazione con queste disuguaglianze.
È una
scelta legittima quella di Di Maio di limitare il sussidio ai soli
italiani: tra un paio d’anni la Corte costituzionale boccerà sicuramente
il provvedimento e magari chi governerà allora dovrà farsi carico dei
danni, ma le scelte politiche si fanno con un orizzonte di mesi, non di
anni. Però il leader dei Cinque Stelle deve decidersi: se vuole davvero
abolire la povertà, il reddito di cittdinanza deve andare soprattutto
agli stranieri residenti. Anche se questo significa perdere qualche voto
a favore di Salvini. Altrimenti la più importante delle misure promosse
dai Cinque Stelle rischia di trasformarsi solo in un costosissimo spot
elettorale.