Il Fatto 28.1.19
Blitz a bordo della Sea Watch Diciotti, Di Maio “testimone”
Otto
giorni - Ancora negato lo sbarco alla nave al largo di Siracusa. Il
ministro dell’Interno insiste con la “pacchia”. Toninelli: “Dovevano
andare in Tunisia”
Stefania Prestigiacomo, Nicola Fratoianni e Riccardo Magi
di Paola Zanca
C’è
chi ha perso un occhio, chi ha cicatrici sul viso e sul corpo, tagli e
dita ammaccate per le botte ricevute nei centri di detenzione libici.
Uno su quattro ha tra i 14 e i 17 anni. Però il ministro dell’Interno
Matteo Salvini vede solo “mare calmo, cuffiette, telefonini e ragazzotti
a torso nudo”: la solita pacchia, che con lui è finita.
Da otto
giorni 47 naufraghi sono a bordo della Sea Watch 3, a due minuti e mezzo
di navigazione dal porto di Siracusa. Ieri, contravvenendo all’inedito
divieto di ispezione disposto dalle autorità, tre parlamentari sono
arrivati sulla nave dell’Ong dopo aver noleggiato un gommone privato.
Eppure, sempre ieri, l’unico aspetto di questa storia che ha creato
scalpore è che su quel gommone, insieme a Nicola Fratoianni (Leu) e
Riccardo Magi (+Europa), ci fosse anche una rappresentante di Forza
Italia, Stefania Prestigiacomo, decisa a verificare di persona quali
fossero le condizioni dei migranti. “È una madre”, l’ha giustificata con
sommo paternalismo il presidente di Forza Italia Antonio Tajani,
“evidentemente è stata colpita più dal fattore umano che politico”.
“Abbiamo voluto dimostrare che c’è qualcosa che va oltre gli
schieramenti”, ha risposto lei, subito nel mirino degli odiatori web.
Nonostante
la mezza rivolta che ieri si è levata da Forza Italia contro la
Prestigiacomo, era stato lo stesso Silvio Berlusconi, ancora ieri, a
dire che “francamente, con senso di realismo, 47 nuovi immigrati che si
aggiungono ai più di 600mila che abbiamo oggi sul territorio del Paese
non cambiano nulla: se fosse mia responsabilità, io li farei senza
dubbio sbarcare”. Un attimo dopo, il leghista Igor Iezzi twittava sulla
“vergogna azzurra” dei parlamentari che chiedono che “i clandestini
siano sbarcati”.
Ma ieri non è stata solo una giornata di
battibecchi interni al centrodestra. Anche nella maggioranza gialloverde
è andato in scena il consueto botta e risposta tra Salvini e i 5
Stelle.
Da una parte i due ministeri coinvolti nell’affare Sea
Watch (il Viminale per lo sbarco, le Infrastrutture per l’attracco)
mostrano la stessa linea: il ministro Danilo Toninelli ha sostenuto sul
blog delle Stelle la tesi di Salvini, ovvero che la nave abbia
“disobbedito” e messo a rischio la vita dei migranti perché anziché
dirigersi in Tunisia ha puntato verso l’Italia, nonostante il maltempo.
Dall’altra, ospite di Barbara D’Urso, il 5 Stelle Alessandro Di Battista
ha portato avanti una posizione differente: “Per me dovrebbero
sbarcare, ci vuole molto coraggio.
Poi devono essere accuditi e
con massima dignità fatti partire verso Amsterdam”, ha aggiunto
l’esponente grillino, visto che la nave dell’Ong batte bandiera
olandese. “Bisogna creare un incidente diplomatico” per farsi ascoltare
dall’Europa, è la tesi del Movimento, ribadita anche dal vicepremier
Luigi Di Maio. Che ieri, su La7, ha anche annunciato di essere “pronto a
testimoniare” sul fatto che la decisione di non far sbarcare il
pattugliatore della Guardia Costiera, il Diciotti, fu presa di comune
accordo da tutto il governo. Non fu quindi una iniziativa personale del
ministro Salvini, che – se il Parlamento darà il via libera – dovrà
rispondere in tribunale di sequestro di persona. Di Maio dà per scontato
che il processo si farà: “Salvini ha detto che lo vuole, non gli faremo
un dispetto votando contro”.