sabato 26 gennaio 2019

Il Fatto 26.1.19
“I Comuni sfileranno Brexit dalle mani di May”
Paul Mason. Il giornalista vicino a Jeremy Corbyn: “Ci avviamo verso una crisi costituzionale senza precedenti”
intervista di Sabrina Provenzani


Paul Mason, 58 anni, giornalista e saggista, è uno dei più influenti intellettuali di sinistra britannici. Di estrazione popolare, nel febbraio 2016 ha lasciato il ruolo di caporedattore dell’economia di Channel 4 per essere libero dagli obblighi di imparzialità giornalistica. Influente attivista del Labour di Corbyn, si definisce un socialdemocratico radicale.
Cosa c’è alle radici della Brexit?
Il Regno Unito ha sempre avuto una relazione molto distaccata con l’Unione europea e non ha mai voluto fare parte del suo progetto di consolidamento. Quando si è posta l’opzione di uscirne, l’élite di destra, nazionalista, imperialista, colonialista, se ne è impadronita e ha liberato le oscure viscere del Paese, ostile soprattutto all’immigrazione dai Paesi dell’Est Europa. Il voto è il risultato di questa ostilità.
Chi sono gli elettori laburisti che sostengono il Leave?
Si dividono in due categorie: chi vota Labour per abitudine ma è culturalmente di destra. Ma anche autentici laburisti che non hanno accettato un’immigrazione senza controllo e, per alcuni, senza vera integrazione. Per decenni il Regno Unito ha accolto e integrato immigrati dalle ex colonie, ma gli arrivi dall’Europa dell’Est dopo il 2003 sono stati incontrollati. La ragione per sostenere Brexit da sinistra è che una offerta illimitata di lavoratori deprime i salari e consegna ai datori di lavoro milioni di persone senza cittadinanza e quindi senza diritto di voto… ed è una ragione molto convincente per chi già guadagna poco e ha lottato duecento anni per quel diritto.
E questo, al di là del suo personale euroscetticismo, Corbyn non può ignorarlo…
Corbyn non agisce per motivi personali ma sulla base del fatto che i 50 seggi che servono al Labour per formare il governo e porre fine all’austerità e agli attacchi ai lavoratori sono tutti fra i laburisti che hanno votato Leave in Inghilterra e Galles. In Scozia, al contrario, i laburisti sono progressisti e sostengono Remain. E c’è un altro fattore incredibile: nello spazio di una generazione, il vero cuore morale e culturale del Labour si è spostato nei grandi centri cosmopoliti. Tenere tutto insieme è molto complicato.
Quali scenari vede per uscire dall’impasse?
Sappiamo che entrambi i partiti si stanno preparando a elezioni anticipate, malgrado la resistenza di molti Tories. Il 29 gennaio il Parlamento probabilmente approverà degli emendamenti che toglieranno di fatto al governo il controllo sulla Brexit, una crisi costituzionale senza precedenti. Il Labour sembra intenzionato a supportare almeno uno di questi emendamenti, che richiede una estensione dell’art. 50 e un voto che escluda il no deal. Se questo accade, Theresa May convocherà le elezioni.
Quindi Corbyn, esattamente come la May, sta mettendo il partito prima della nazione.
No, sta mettendo la nazione prima dell’Unione europea. Io sono profondamente critico dell’Ue, penso che non possa sopravvivere se non abbandona il neoliberalismo. E penso che, anche se restiamo, dovremmo lottare per riformarla, riscrivendo completamente il Trattato di Lisbona.