Il Fatto 26.1.19
Papa e migranti, l’incontro segreto di Salvini in Vaticano
In
privato - Pranzo dal cardinale Becciu con Giorgetti: con la Cei non
parla, ma con la Santa Sede sì. Anche grazie al ministro Fontana
di Carlo Tecce
Dal
Vangelo secondo Matteo: “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio
nome, io sono in mezzo a loro”. Attorno a un tavolo imbandito per il
pranzo, un pasto essenziale e però sufficiente a reggere una delicata
conversazione, in Vaticano c’erano il cardinale Angelo Becciu, il
ministro Matteo Salvini, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Il
porporato sardo di Pattada, tra i più influenti in Curia, ha accolto il
vicepremier dei porti chiusi una decina di giorni fa, dopo le tensioni
del governo con le istituzioni europee e con la Chiesa per l’attracco
vietato ai migranti a bordo delle navi delle Ong. Un incontro al solito
riservato – il ministro dell’Interno fa sapere che tace sul tema – che
avvicina due mondi all’apparenza inconciliabili.
Salvini ha
ignorato con arroganza le suppliche dei vescovi italiani per i 49
salvati dalle Ong (poi in parte affidati ai valdesi), non l’appello –
senza riferimenti espliciti all’Italia, ma all’intera comunità europea –
di papa Francesco pronunciato all’Angelus dell’Epifania.
Il
metodo Salvini – soprattutto le accuse ai paesi europei indifferenti e
agli scafisti disumani – riscuote consenso tra laici e clero, tra
parrocchie e sacerdoti. Il fenomeno leghista non va sottovaluto,
ripetono i consiglieri di Francesco, anche quelli che disprezzano il
vicepremier.
Il Carroccio ha sempre curato con discrezione un
canale di comunicazione diretto con il Vaticano, mentre il dialogo con
la Conferenza episcopale italiana è inesistente. Per ovvie ragioni di
opportunità politica e chissà di fede, Salvini non s’è permesso mai di
trascurare il pensiero di Jorge Mario Bergoglio e col supporto
diplomatico di Lorenzo Fontana, il conservatore ministro per la
Famiglia, ha contatti frequenti in Curia. Con la Chiesa che spinge per
il ritorno dei cattolici in politica, che si organizza attraverso le
iniziative del cardinale Gualtiero Bassetti, il presidente dei vescovi,
ai leghisti conviene mediare in privato pur preservando il grugno in
pubblico.
Il pranzo ha un significato profondo anche per le
dinamiche curiali. Becciu ha ricevuto la porpora da Francesco in maggio e
in giugno ha lasciato l’incarico di sostituto agli Affari generali in
Segreteria di Stato, era cioè fra i principali interlocutori di Palazzo
Chigi, dopo sette anni di servizio cominciati con Joseph Ratzinger e
Tarcisio Bertone.
Adesso prefetto della Congregazione per le cause
dei santi, Becciu è sempre considerato un referente privilegiato dal
governo italiano. Il raccordo col Vaticano spetta al sottosegretario
alla presidenza del Consiglio, al terzo commensale Giorgetti. Il
venezuelano Edgar Peña Parra, successore di Becciu, è digiuno di
politica italiana, proviene da un triennio di nunziatura in Mozambico.
Francesco ha cambiato più poltrone in Curia, ma l’inesperienza può
generare soltanto confusione.
Becciu interviene spesso sugli
argomenti di attualità, l’ultima volta, per esempio, ha rimproverato il
governo per la gestione dell’arresto di Cesare Battisti: “In Italia
abbiamo una cultura giuridica di primo grado, non possiamo risvegliare
nella gente certi istinti forcaioli. Chi sbaglia merita la condanna, la
deve espiare, ma come persona merita rispetto”. Quasi due anni fa,
Becciu ha pianificato e ospitato nel suo appartamento il colloquio tra
papa Francesco e l’allora premier Gentiloni per “approvare” la linea di
Marco Minniti sui migranti, il primo a smorzare le partenze dei barconi
dall’Africa, a stringere accordi con le tribù, a creare un codice di
condotta per le Ong.
Con accenti più ruvidi e col contestato
decreto Sicurezza, Salvini ha proseguito sul tracciato dell’ex ministro
di centrosinistra. E Becciu sta ancora lì a ridurre la distanze tra le
due sponde del Tevere, a mettere insieme il “Gesù era un profugo” di
Francesco e “la pacchia è finita” di Salvini. Qui si entra nel settore
miracoli: “Appena saliti sulla barca, il vento cessò”. L’ha detto
Matteo. L’evangelista.