venerdì 25 gennaio 2019

Il Fatto 25.1.19
L’alleato nei guai: ora M5S dovrà decidere chi salvare
Entro un mese la Giunta per le autorizzazioni dovrà rispondere al Tribunale dei ministri: determinante il voto 5 Stelle
“Vedremo chi voterà” – Così il ministro Matteo Salvini a proposito del pronunciamento del Senato
di Ilaria Proietti


La linea va definita il più presto possibile. Perché la decisione che si prenderà sulle sorti giudiziarie di Matteo Salvini è per tutti “uno snodo fondamentale” per il proseguimento della legislatura. Come voteranno i 5 Stelle sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del capo della Lega recapitata dalla procura di Catania che gli contesta l’accusa gravissima di sequestro aggravato dei profughi della nave Diciotti? Per ora le bocche sono cucite, ma da quel poco che trapela si sta verificando ogni ipotesi. E ogni ipotesi è politicamente impervia, persino quella di un’astensione tecnica.
Il confronto è aperto: le ragioni politiche per negare il via libera ai magistrati sono evidenti a tutti. Come pure è evidente che dire sì all’autorizzazione a procedere affinché Salvini possa difendersi nel processo non equivarrebbe a smentire la linea della fermezza rispetto agli sbarchi che è comune in seno al governo. Lo ha ricordato giusto ieri Luigi Di Maio sul caso della nave Ong Sea Watch, in rotta verso la Sicilia. “La nave, qualora ne avesse bisogno, avrà supporto medico e sanitario. Ma invito a puntare la prua verso Marsiglia, anziché aspettare inutilmente nelle acque italiane per giorni” ha commentato, come a suggerire che i 5 Stelle restano sulla stessa lunghezza d’onda di Salvini. Che sulla faccenda contestata dai magistrati di Catania rischia una pena che va da 3 a 15 anni: insomma rischia grosso da un punto di vista giudiziario, che però potrebbe fruttargli un enorme vantaggio in termini di consensi in vista delle Europee di maggio.
A rischiare l’osso politicamente sono invece i 5 Stelle. Che appena avuta notizia dell’indagine avevano sperato fosse lo stesso Salvini a cacciarli d’impiccio rinunciando all’immunità. E invece no. Quasi a volere stanare l’alleato di governo, il capo del Carroccio ha detto chiaramente: “Ora la parola passa al Senato e ai senatori che dovranno dire sì o no, libero o innocente, a processo o no. Sono sicuro del voto dei senatori della Lega. Vedremo come voteranno tutti gli altri, se ci sarà una maggioranza in Senato”. Una maggioranza disponibile a salvarlo dalle aule di giustizia è probabile che alla fine ci sarà: Forza Italia e Fratelli d’Italia da sempre per la linea della fermezza sui migranti, sembrano pronti a dare man forte. E forse anche il Pd che finora in Giunta per le autorizzazioni a procedere a Palazzo Madama ha sempre votato col centrodestra. Facendo finire in minoranza i 5 Stelle in maniera sistematica.
Ma ora la questione attiene alla tenuta stessa della maggioranza gialloverde e l’occasione è ghiotta un po’ per tutti. Superate le fibrillazioni sull’affare delle trivelle su cui si è faticato parecchio per trovare un compromesso onorevole, sono già alle viste nuove tensioni sulla legittima difesa che per un errore tecnico scoperto solo alla Camera dovrà tornare alla Palazzo Madama. Tanto per alimentare i sospetti di un boicottaggio del M5S. Salvini ha rilanciato subito sul Tav “che va fatto”. Una serie di tornanti pericolosi che avranno uno snodo fondamentale a Palazzo Madama.
Dove la Giunta entro 30 giorni è chiamata a decidere se l’inquisito Salvini “abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo” e preliminarmente se si tratti di un reato di natura ministeriale. Con tre esiti possibili: può convenire sul riconoscimento della natura ministeriale e tuttavia negare l’autorizzazione; oppure concedere l’autorizzazione a procedere con rimessione degli atti al Tribunale dei ministri; o disconoscere la natura ministeriale del reato e disporre la restituzioni degli atti all’autorità giudiziaria affinché il procedimento prosegua nelle forme ordinarie. Una tris in ogni caso micidiale.