mercoledì 23 gennaio 2019

Il Fatto 23.1.19
Cgil all’opposizione Camusso: “Pronti a lottare per l’Europa”
Il congresso di Bari - La leader uscente attacca manovra e reddito
Corso d’Italia farà campagna elettorale: “Contro ogni nazionalismo”
In corsa: Maurizio Landini (ex Fiom) e Vincenzo Colla. La disputa si decide domani
di Salvatore Cannavò


La distanza è andata maturando un po’ alla volta dal 4 marzo in poi. L’assenza del governo ieri, all’apertura del congresso della Cgil, conferma quanto ribadito nella relazione di Susanna Camusso, l’ultima da segretario generale, carica che lascia dopo otto anni: il sindacato sta all’opposizione.
Scelta scandita nei contenuti con l’attacco al reddito di cittadinanza, ancor di più ribadita nella sottolineatura della manifestazione unitaria, con Cisl e Uil prevista il 9 febbraio contro la manovra di Bilancio (che però è stata approvata in dicembre).
Una contestazione di fondo alla politica di governo che, a detta della Cgil, “senza investimenti non affronta i nodi della politica industriale”. E poi l’attacco al reddito: “Una misura di contrasto alla povertà è necessaria” spiega, ma lo strumento individuato dal governo è “confuso e non fa tesoro dell’esperienza del Rei per meglio finanziarlo ed estenderlo, e ne cancella invece la valenza sociale”. Camusso non si unisce al coro delle critiche giunte dal Pd: “Non useremo mai la frase ‘è vacanza per tutti’, che fa il paio con ‘l’antidivano’ delle slide del governo”. Ma quel nuovo “stato sociale” sbandierato da Luigi Di Maio non trova il consenso della Cgil. La cui linea di opposizione è resa ancora più plastica da un altro passaggio della relazione. Lì dove Camusso annuncia che il sindacato, unitariamente e insieme a Confindustria, intende stare dentro la campagna elettorale per le europee: “La Cgil è chiamata a essere parte attiva nella campagna elettorale europea, con Cisl e Uil, ne discuteremo con Confindustria, perché continuare a essere europei è una scelta di prospettiva e di campo rispetto alle destre e ai nazionalismi”. Nazionalismi è la parola che il segretario uscente preferisce a “populismo” con ciò decidendo di stilare una linea di demarcazione tra i valori di un sindacato progressista e quelli sostenuti dall’attuale governo: “Il nazionalismo di ritorno è il grande nemico dello sviluppo e del futuro umano e umanistico”.
Pur criticando la centralità monetaria e l’austerità, allora, Camusso rilancia il tema dell’Europa e lo declina nella tradizionale formula del multilaterialismo, della pace, dello sviluppo e della cooperazione. Arricchendolo con uno slogan del passato che “è una delle condizioni per far risorgere una sinistra: ‘Lavoratori di tutto il mondo unitevi!’”.
Il richiamo ai valori antichi aveva permeato l’intervento del segretario uscente all’inizio della sua relazione con un richiamo sentito all’eredità di Giuseppe Di Vittorio, ricordato in terra di Puglia visto che il congresso si tiene a Bari. E ricordato, forse, insieme a Bruno Trentin, anche per ricordare a tutti cosa è stata la Cgil, quale ancoraggio ha e quali ambizioni ha coltivato nella sua storia. Oggi è tutto più difficile, la manifestazione contro il governo del 9 febbraio è un’incognita e, soprattutto, pesa sul congresso lo spettro della divisione a metà.
Nel ribadire la proposta della nuova segreteria offerta a Maurizio Landini, Camusso ha ricordato l’ampia maggioranza che ha condiviso il documento principale, quasi il 98% che però ha fatto nascere le divisioni al momento di discutere della leadership.
La storia è nota: Susanna Camusso e il gruppo dirigente a lei vicino ha lanciato Landini, una fetta importante del sindacato, a partire dai Pensionati, propone invece Vincenzo Colla, già segretario dell’Emilia Romagna. La spaccatura è tale che si teme una conta su due liste contrapposte per l’elezione dell’Assemblea nazionale, che si terrà stasera, luogo deputato all’indicazione del nome del segretario.
Dietro le quinte del dibattito si gioca la trattativa per chiudere unitariamente il congresso.
A fronte della richiesta dell’area che fa riferimento a Colla di raggiungere un accordo per la gestione unitaria del sindacato – sembra che la richiesta sia stata quella di una composizione quasi paritaria della segreteria e dell’incarico organizzativo a quest’area – la segretaria uscente abbia fatto balenare l’incarico di vicesegretario.
L’ultimo a ricoprirlo era stato Guglielmo Epifani accanto a Sergio Cofferati e il vicesegretario aggiunto era la soluzione che la Cgil aveva trovato per far convivere la componente comunista e quella socialista. Niente a vedere con quei tempi, oggi si tratta di altra levatura, ma la proposta avrebbe il merito, se accettata, di sbloccare la situazione. Ma resta sul tavolo anche l’ipotesi di un incarico di rilievo, forse alle relazioni internazionali, per la stessa Camusso. E la relazione di ieri sembrerebbe confermarlo.