Il Fatto 22.1.19
Francisco Franco è “vivo” e lotta con loro
di Alessia Grossi
Esumazione
sì, esumazione no. La mummia di Francisco Franco – il dittatore
spagnolo morto nel 1975 – non ha più pace da quando al governo sono
tornati i socialisti di Pedro Sanchez, non più disposti a seppellire – è
proprio il caso di dirlo – quasi quarant’anni di regime sotto un
mausoleo. C’è chi la ritiene una mossa propagandistica dell’esecutivo.
Fatto sta che ormai è guerra sullo spostamento del corpo del caudillo
dalla “Valle de los caidos” (la Valle dei caduti), che lui stesso fece
costruire per José Antonio Primo de Rivera, fondatore della falange
spagnola e per “perpetrare la memoria dei caduti per la nostra gloriosa
Crociata”.
Da una parte il governo, che con il sostegno delle
forze della società sempre meno convinte che quel “pari e patta” con cui
si ricucì il Paese diviso dalla Guerra civile, la “transizione” abbia
funzionato, come dovrebbe ricordare il monumento in cui finirono poi
sepolti i caduti di entrambi gli schieramenti. Dall’altra, la famiglia
Franco che minaccia Sanchez di dover passare sul loro cadavere per
spostare la salma del congiunto. “Non c’è legge che li tuteli”, ha
sentenziato però la Corte suprema spagnola, “la famiglia non ha alcun
titolo per opporsi”. Non la pensa così il priore benedettino della Valle
che si oppone all’esumazione e continua a officiare messa per il
dittatore. D’altronde dove portarlo? La famiglia chiede la sepoltura
nella cattedrale della protettrice di Madrid, la vergine dell’Almudena.
Sia mai. Il governo ha chiesto l’intervento del papa per scongiurarlo.
Il Vaticano tace, non ci vuole entrare, almeno da 80 anni. E mentre si
litiga sulla salma del “generalissimo”, a tenere in vita la sua memoria
ci pensa la Fondazione Franco. Finanziata da entusiasti del regime con
più di 2 milioni di euro che si sommano ai 150 mila provenienti da
sovvenzioni pubbliche del governo di destra di José Maria Aznar, si può
dire che Franco in Spagna non ha bisogno certo di essere riesumato. Di
tutte le associazioni gemelle, dedicate ad altri golpisti o falangisti,
la sua risulta, infatti, la più presente in adepti e denaro: 2 milioni
di euro, appunto, con cui si omaggia il caudillo in tutte le ricorrenze
oltre a pagare i dipendenti che tra le altre cose tengono in ordine
l’archivio. Tra le attività annoverate nei bilanci, la più curiosa è
quella di lobby: soprattutto per spingere alla cancellazione della legge
spagnola della “Memoria storica”. E non è un caso, visto che è proprio
questo uno dei punti del programma del partito di ultra-destra Vox,
appena entrato nel Parlamento in Andalusia e che promette grossi numeri
nel resto della Spagna. Intanto si pensa all’apertura di nuove sedi
della Fondazione: una sorta di Franco franchising da finanziare con le
donazioni incentivate dal 2015 dallo Stato attraverso gli sgravi
fiscali. Con questi soldi, la Fondazione organizza conferenze, dibattiti
via web, via radio e invia anche una newsletter. Nel periodo d’oro del
governo Aznar, con 150 mila euro della sovvenzione per la
digitalizzazione di 29 mila documenti, la Fondazione comprò anche pc,
mobili, estintori e soprattutto un tritadocumenti. Peccato che restino
da digitalizzare altri 3 mila fogli dal contenuto sconosciuto, che, si
suppone, dovrebbero essere già consultabili. Altri 159 mila euro sono
destinati agli atti annuali del 20N – data della morte del dittatore –
del 18 luglio – il colpo di Stato – omaggi floreali, la tomba della
Valle de los Caidos ha sempre fiori freschi, o la pubblicazione di
fascicoli e dvd per un totale di 26 mila euro. Ma è proprio di
quest’anno la più grande donazione della storia della Fondazione: quasi
90 mila euro. Non è difficile immaginare il perché, visto che il 2018 ha
dato slancio a quello che alcuni analisti politici spagnoli considerano
il “lavoro di rinverdimento delle ideologie” di destra.
Costituita
come Fondazione culturale l’8 ottobre del 1976, la Fondazione Francisco
Franco, presieduta fino alla sua morte dalla figlia del dittatore,
consta di 550 libri “su vari temi della natura”, di altri 555 specifici
sulle tematiche franchiste, 2240 tra fotografie e video. Come dotazione
iniziale possedeva 90 mila euro in buoni del tesoro, 20 azioni Land
Rover Santana Sa e 12 obbligazioni nel Cda del Porto di Valenzia. Ma
quella del caudillo non è l’unica fondazione di impronta franchista in
Spagna. Altre, che mantengono viva la memoria di personaggi come il
cognatissimo del “generalissimo”, Serrano Suñer o il golpista Primo de
Rivera, raccolgono milioni, posseggono immobili, opere d’arte,
biblioteche e addirittura hanno tentato di mettere su Università estive.
A proposito di donazioni e rinverdimento degli ideali fascisti, la
campagna elettorale del crescente astro politico Vox è stata finanziata
con 1 milione di euro dal Consiglio della resistenza iraniana. A
imperitura memoria.