Il Fatto 19.1.19
Kasper: “Ecco il complotto” I dossier Usa sui cardinali
“Conclave
anti-Bergoglio” - L’alto prelato: “Manovre per le dimissioni” E negli
Stati Uniti le associazioni cattoliche indagano sulle porpore
di Carlo Tecce
Complotto.
La parola è una tradizione per il Vaticano. Complotto contro papa
Francesco, denuncia il cardinale Walter Kasper in un’intervista a una
televisione tedesca. Quando risponde da un appartamento in Vaticano,
Kasper è consapevole che la parola – pronunciata con cognizione – può
agitare la già fibrillante Chiesa in epoca di Francesco, ma non
sorprende, non disorienta. Perché lo scontro tra le opposte fazioni –
oltre la dicotomia banale ta conservatori e progressisti – ha raggiunto
ormai l’apice e la luce. Lo scontro è visibile. Il tedesco Kasper,
presidente emerito del Pontificio consiglio per l’unione dei cristiani,
fu scelto da Francesco per la relazione introduttiva al sinodo su
famiglia e divorziati. Il rapporto è solido.
Kasper argomenta: “Ci
sono persone che non amano il pontificato di Francesco. Vogliono che
finisca il prima possibile per avere, per così dire, un nuovo conclave.
Vogliono anche che vadano a loro favore, quindi confidano in un
risultato che si adatta alle loro idee”. Per chi conosce il Vaticano è
semplice parafrasare l’invettiva di Kasper, perché i segnali che
arrivano, soprattutto dagli Stati Uniti, inquietano Francesco.
Il
baricentro dei cattolici è sempre più asiatico e africano, ma la potenza
economica e trainante degli Usa è ancora ineguagliabile. Non è la
Conferenza episcopale americana, spesso in contrasto con la Curia, a
spaventare Jorge Mario Bergoglio, ma c’è un sistema molto coeso e ricco
di associazioni che si muove per incidere su Roma e, di conseguenza, sul
prossimo conclave.
Il Vaticano segue con attenzione il progetto
chiamato Red hat report, finanziato dai gruppi cattolici americani con
milioni di dollari e lanciato l’autunno scorso: si tratta di un dossier,
che coinvolge giornalisti, ricercatori, avvocati, per scoprire e
raccontare i segreti del collegio dei cardinali, cioè gli elettori del
pontefice. Un anno e mezzo di lavoro e – come scrive Crux – l’enorme
materiale sarà pronto, forse per l’aprile del 2020. “Un’iniziativa che
rasenta la scomunica”, commenta un amico di Bergoglio. La lettera di
monsignor Carlo Maria Viganò per chiedere le dimissioni di Francesco; le
accuse di aver coperto l’ex cardinale Theodore Edgar McCarrick,
molestatore sessuale seriale; i lenti e inesorabili repulisti interni:
frammenti di un pontificato costretto a ritrovare un equilibrio mentre
intorno aumenta la confusione. Ancora più evidente è l’incompatibilità
con le politiche dei governi sull’immigrazione, un terreno di pessimo
dialogo che va dagli Stati Uniti all’Italia. La paura di Francesco,
però, è soltanto una: i fedeli, scoraggiati dagli scandali, che si
allontanano.
Il cardinale Kasper, ancora, sostiene che il tema
della pedofilia sia usato da chi congiura per indebolire Francesco, per
scalfirne la figura e avvicinare la data di un nuovo conclave. Il
compito della Chiesa e la protezione dei minori è anche l’argomento di
una riunione tra i vescovi del mondo dal 21 al 24 febbraio in Vaticano.
Quattro giorni non bastano. E Francesco lo sa.