Il Fatto 10.1.19
È costato 280 mila euro: ecco l’atto d’acquisto del “Corleone, by Riina”
Parigi - Il ristorante è stato comprato da una società che per il 10% è del marito della figlia di Totò
Lucia Riina, 39 anni, è la più piccola dei quattro figli del boss
Vincenzo Bellone, marito di Lucia Riina, è socio al 10 per cento di Pierre Cédric Duthilleul, noto ristoratore
di Valeria Pacelli
Duecentottanta
mila euro. Tanto è costato l’avviamento del ristorante ‘Daru’ comprato e
ribattezzato: “Corleone, by Lucia Riina”. Riscossione Sicilia ha da
poco notificato un atto per chiedere due milioni ai familiari del boss
Totò Riina per le spese di detenzione. Stando alle cronache, per evitare
rischi la famiglia avrebbe rinunciato all’eredità. Comunque il
ristorante è al sicuro. Nonostante l’insegna con il nome della figlia,
39enne, chi compra è una società appena costituita con mille euro di
capitale: azioni per cento euro sono in mano a Vincenzo Bellomo, il
marito della figlia del capo dei capi di Cosa Nostra, il resto è in mano
al presidente Cèdric Pierre Duthilleul. Il telefono del ristorante al
19 di Rue Daru, a Parigi, non smette di suonare. “Non vogliamo
commentare”, tagliano corto anche perché sembra che Lucia Riina parlerà
prossimamente con Le Parisien.
Intanto Il Fatto è in grado di
rivelare i contratti francesi da cui nasce l’avventura imprenditoriale.
Tutto comincia dalla LuvitoPace, la società creata il 6 luglio del 2018
da Vincenzo Bellomo e Pierre Cédric Duthilleul, noto ristoratore
francese e patron del Griffonier, bistrot di successo accanto
all’Eliseo. Tre mesi prima, l’11 aprile del 2018, LuvitoPace compra
l’avviamento del ristorante di cucina russa, Daru, dalla società Sas
Kalinka Sis al prezzo di 280 mila euro. A firmare l’atto, a nome di
LuvitoPace, è il presidente Duthilleul. A tirare fuori la caparra di 28
mila euro è invece un personaggio noto di Parigi: Pascal Fratellini,
ristoratore ed erede della dinastia di circensi partita un secolo fa
dall’Italia. Poi ci sono i 18 mila euro versati da Duthilleul
all’avvocato David Honorat per l’atto di acquisizione.
Così nasce
il locale a Parigi, dove da due anni si è trasferita l’ultimogenita del
boss per cominciare – come ha scritto lei stessa su Facebook – una “vita
nuova” con la famiglia, il marito Vincenzo Bellomo e la figlia di poco
più di due anni. Il locale è stato ristrutturato: una trentina di posti e
i quadri di Lucia Riina a fare da arredamento. “Mi rendo conto che
possa essere scioccante per alcuni. E, se sciocca, sono pronto a
rimuoverlo subito”, dice all’Ansa Robert Fratellini (parente di Pascal?)
riferendosi all’insegna con il cognome Riina. “Non c’è nessuna volontà
di lucrare sul suo pesante cognome o sulle azioni del padre. Il nostro
unico obiettivo è una cucina di alta qualità e un posto carino dove
accogliere i clienti”. E poi cita l’esempio degli Usa “dove ci sono
tanti locali intestati ad Al Capone o i Soprano. Se abbiamo messo la
menzione ‘by Lucia Riina’ all’ingresso è solo per valorizzarla come
pittrice ed artista. Capisco che in Italia quel cognome abbia un altro
impatto… Ma certo non metteremo la foto del padre con le candele intorno
e la statuetta della Vergine”. “Vincenzo e Lucia – continua Fratellini –
sono due persone perbene, vivono modestamente come miei dipendenti (al
Fatto risulta che Bellomo sia socio di minoranza, Ndr), hanno uno
stipendio modesto e risiedono insieme alla figlia in un piccolo
appartamento ammobiliato che ho messo a loro disposizione vicino al
ristorante”.
E dunque i due si dedicano agli Spaghetti al pomodoro
di San Marzano e le Orecchiette alla Corleonese (Specialità della
Casa), venduti a 18 euro a piatto. Quel cognome non impressiona chi
lavora con loro. “Avendo avuto modo di conoscere Lucia – dice lo chef
Rosario –, posso dirvi che è una persona squisita. Lei e suo marito.
Anche se porta lo stesso cognome, un figlio non può pagare per gli
sbagli del padre”.