lunedì 14 gennaio 2019

Corriere La Lettura 13.1.19
1848 Moti repressi ma fecondi, nasce la nuova politica
I popoli sulle barricate
E l’Europa voltò pagina
di Fulvio Cammarano


Nel momento in cui il linguaggio si appropria di un termine mantenendolo in vita per quasi due secoli, significa che quella parola ha scavato nel profondo dell’immaginario collettivo. In questo senso poche date possono reggere il confronto con il 1848. Quando si dice «succede un 48», tutti sanno che si parla di grandi sconvolgimenti, come quelli che in effetti attraversarono l’Europa tra il 1848 e il 1849. È stato definito l’annus mirabilis, perché gli eventi di quel breve lasso di tempo non furono una delle tante fiammate insurrezionali avvenute in Europa dopo la Rivoluzione francese, ma un vero incendio, la cui intensità modificò radicalmente i connotati politico-sociali del vecchio continente. Nonostante la sconfitta dei movimenti popolari repressi con la forza, infatti, mai come allora l’intero assetto politico e culturale dell’Ancien Régime parve precario e destinato a scomparire.
La sbalorditiva vastità di insurrezioni, barricate, terremoti istituzionali — che in un baleno si diffusero in tutto il continente, fatta eccezione per Belgio e Gran Bretagna — stavano inequivocabilmente a indicare che l’insoddisfazione delle élite per gli esiti della Restaurazione, manifestatasi nei moti degli anni Venti e Trenta, si era trasformata in un concreto movimento politico di massa, che aveva finito per avvicinare strati sociali diversi, uniti dalla comune esigenza di scardinare le basi economiche, politiche e sociali dell’antico regime.
Il ritorno all’ordine del 1849 non solo non mise fine a quella esigenza, ma le diede una maggiore coscienza politica che venne ulteriormente maturando nelle carceri, negli esili e nelle emarginazioni degli sconfitti. Le differenti priorità delle lotte nei Paesi coinvolti non facevano certo velo all’obiettivo comune: la legittimazione politica delle classi dirigenti, una questione che trovò nella domanda della Costituzione una parola d’ordine semplice quanto dirompente.
In quell’anno rivoluzionario per eccellenza, liberalismo e democrazia cominciarono dunque a proporsi come culture di governo, mentre il Manifesto di Marx ed Engels evocava il fantasma del comunismo aleggiante sulle barricate parigine. Si stava facendo strada la consapevolezza che, come scrisse allora Tocqueville, «il campo del possibile è ben più vasto di quanto immaginano gli uomini che vivono in ogni società».