lunedì 14 gennaio 2019

Corriere La Lettura 13.1.19
1789 La rivoluzione dell’eguaglianza davanti alla legge
Splendida e imperfetta
l’aurora dei diritti umani
di Vittorio Criscuolo

Con il 1789 si aprì un’epoca nuova. Nulla fu più come prima: la politica, l’economia, la società, la guerra, la religione assunsero allora la dimensione con la quale ancora ci confrontiamo. Tuttavia nel nostro tempo, nel quale la memoria storica, individuale e collettiva, tende ad accorciarsi, le origini dell’età contemporanea sono ricondotte sempre più alla Prima guerra mondiale, mentre il 1789, nella stessa Francia, è ricacciato in un mondo lontano. È un impoverimento non solo della prospettiva storica, ma proprio della coscienza civile.
In un’età in cui domina la più cinica Realpolitik, si può ignorare la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 26 agosto 1789, che esprime tutto lo spirito di quell’anno straordinario? Colpisce intanto l’afflato universale di quel testo, che non mira tanto ad una riforma della Francia quanto alla rigenerazione dell’intera umanità. L’impianto è individualistico: la dichiarazione considera gli individui isolati, uno per uno, ciascuno titolare, per il solo fatto di essere nato, di diritti che lo Stato deve garantire. Certo il diritto naturale, essendo fuori del tempo e della storia, non ha modo di farsi valere rispetto al diritto positivo, ma rappresenta un metro di paragone per valutare in che misura le leggi rispettano i diritti degli individui: un criterio del quale oggi non si può fare a meno.
L’individualismo della dichiarazione fu criticato da Karl Marx: i diritti tutelati erano quelli della borghesia, la quale dietro l’eguaglianza formale si garantiva il proprio predominio di classe. Oggi questi rilievi appaiono lontani dalla nostra sensibilità.
La successiva dichiarazione del 24 giugno 1793, nella quale al primo posto fra i diritti c’è l’eguaglianza, ci ricorda che la democrazia è fragile in una realtà caratterizzata da profonde sperequazioni economico-sociali. Ma non è il caso di contrapporre i due testi.
Pur imperfetta (non prevede la libertà di coscienza e di culto), la dichiarazione del 1789, che Hegel definì «una splendida aurora», è un riferimento ineludibile per il pensiero liberale. Come osservò Alexis de Tocqueville, l’inizio della rivoluzione era stato un tempo di «giovanile entusiasmo», di «passioni generose e sincere»; per questo il suo ricordo era destinato a turbare a lungo «i sonni di coloro che gli uomini vogliono asservire o corrompere».