lunedì 14 gennaio 2019

Corriere La Lettura 13.1.19
1000 Il timore per la fine del mondo arrivò più tardi
Il millenarismo dilagò ma solo nel XIII secolo
di Paolo Grieco


La «grande paura dell’anno Mille» non è mai esistita. L’idea che le popolazioni europee aspettassero terrorizzate la fine del mondo, secondo una profezia contenuta nell’Apocalisse, è infatti di una delle molte leggende prive di fondamento accolte da una certa storiografia illuminista e post-illuminista al fine di diffondere la falsa immagine di un’epoca medievale primitiva e superstiziosa.
Nessun testo scritto a cavallo fra X e XI secolo, infatti, parla di folle terrorizzate dall’incombere del nuovo millennio e l’unica notizia in questo senso è contenuta in una cronaca tedesca del Cinquecento, scritta dunque oltre mezzo millennio dopo i presunti fatti. Un piccolo gruppo di intellettuali si interessò forse del problema, a livello puramente speculativo, ma la maggior parte delle persone lo ignorò completamente. All’epoca, infatti, soltanto pochi dotti utilizzavano il nostro sistema di datazione, che muove dalla nascita di Cristo. Quasi tutti, invece, seguendo l’antico uso romano, facevano riferimento al nome del governante in carica: in Italia e in Germania, ad esempio, per la popolazione il Mille era semplicemente il diciassettesimo anno di regno di Ottone III, una cifra che non sottintendeva alcun particolare significato apocalittico.
La vera epoca del «millenarismo» medievale fu invece il XIII secolo, quando i frati francescani, sulla base delle opere del monaco e mistico calabrese Gioacchino da Fiore, cominciarono a preconizzare un’imminente fine del mondo, preparata dall’apostolato di san Francesco stesso. Queste teorie non rimasero confinate a un ristretto gruppo di letterati, dato che i francescani erano predicatori e annunciavano le loro idee nelle piazze e nelle chiese. Per la popolazione, che udiva tali prediche, era facile trovare negli eventi reali la conferma all’idea di una prossima fine dei tempi. La minaccia di un’invasione mongola dell’Europa nel 1241, l’ondata di maltempo e carestie causata dall’eruzione del vulcano indonesiano Samalas nel 1257-59, la conquista islamica definitiva della Terrasanta ad opera dei Mamelucchi nel 1291 diventarono altrettante occasioni per annunciare l’imminente fine del mondo. Il basso Medioevo rielaborò così l’idea della minaccia (o della necessità) di un’incombente palingenesi dell’umanità e la trasmise all’età moderna e a quella contemporanea.