domenica 6 gennaio 2019

Corriere 6.9.19
Il Presidente del Senato
Casellati: i sindaci disubbidienti sono l’anarchia
di Dino Martirano


Il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati sulla questione migranti dice: «Se ora i sindaci si mettessero a non rispettare le leggi, passerebbe un messaggio devastante. Sarebbe l’anarchia». E sulla riforma Fraccaro che prevede il referendum propositivo senza quorum? «Rischia di mettere in discussione il futuro della stessa democrazia rappresentativa».
ROMA Se ora i sindaci si mettessero a non rispettare le leggi, passerebbe «un messaggio devastante per le istituzioni e i cittadini. Sarebbe l’anarchia». Quando «si contesta una norma ci sono forme e sedi appropriate». Quali la Corte costituzionale, che, «nella sua assoluta e insindacabile autonomia», a giorni sarà chiamata anche a valutare l’ammissibilità del conflitto tra poteri sollevato dal Partito democratico per il caos e le forzature cui è stata sottoposta la legge di bilancio in Aula. Così, alla vigilia della ripresa dei lavori a Palazzo Madama, il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, si prepara a un anno già carico di tensioni. In cui si voterà, tra l’altro, anche la riforma Fraccaro sul referendum propositivo senza quorum: una novità, osserva la seconda carica dello Stato, che «mi sembra possa mettere in discussione il futuro della stessa democrazia rappresentativa».
Sull’iter della legge di bilancio, il presidente della Repubblica ha parlato di «grande compressione dell’esame parlamentare» ed ha esortato i «gruppi politici a discutere costruttivamente su quanto avvenuto». È sempre più difficile assicurare la centralità del Parlamento?
«Condivido appieno le riflessioni del presidente della Repubblica. La centralità del Parlamento è un caposaldo del nostro assetto istituzionale, che trova fondamento nella democrazia rappresentativa disegnata dalla Costituzione. Senza dubbio il percorso della legge di bilancio è stato travagliato. Io stessa mi sono trovata a dover invitare, durante il suo esame, il governo e le forze politiche di maggioranza a un più rigoroso rispetto del processo legislativo. Ma l’approvazione della manovra ha impedito l’esercizio provvisorio di bilancio che avrebbe causato danni gravissimi all’immagine dell’Italia, innescando speculazioni sui mercati e aumento dello spread, bruciando i risparmi dei cittadini. L’importante è che un epilogo parlamentare come quello registrato a fine anno sia un’eccezione e non una regola. Perché occorre sempre garantire spazi adeguati di esame, ponderazione e riflessione nei percorsi di approvazione delle leggi».
Il Pd ha sollevato un conflitto tra poteri dello Stato davanti alla Consulta. Quanto può essere rischioso esternalizzare il contrasto tra governo e Parlamento?
«Tutto ciò che è previsto dalla nostra Costituzione non può mai essere considerato rischioso per la democrazia. Sarà la Corte, nella sua assoluta e insindacabile autonomia, a stabilire l’ammissibilità del ricorso ed eventualmente a pronunciarsi sul merito».
Come giudica la riforma Fraccaro sul referendum propositivo senza quorum, che non esclude, su uno stesso tema, un ballottaggio tra «leggi scritte dal popolo» e norme varate dalle Camere?
«Gli strumenti di democrazia diretta ci sono già nel nostro ordinamento e hanno rappresentato un arricchimento straordinario per le nostre istituzioni. Penso alle stagioni referendarie e ai concreti “passi in avanti” compiuti grazie alle scelte dei cittadini su grandi temi, a partire dai diritti civili. Ma un referendum senza quorum, con la concorrenza tra proposte delle Camere e proposte d’iniziativa popolare, mi sembra possa mettere in discussione il futuro della stessa democrazia rappresentativa».
Nel discorso di fine anno, il capo dello Stato ha detto no alla «tassa sulla bontà» che raddoppia l’Ires per le associazioni di volontariato. Condivide questo giudizio?
«Non si può penalizzare un settore nevralgico per l’Italia. Sia perché rappresenta una unicità nel panorama internazionale, sia per la rilevanza economica del settore. Il mondo del volontariato, nel quale lavorano oltre 800 mila persone, è una delle tante eccellenze italiane che non hanno eguali nel mondo. Il nostro è un Paese che ha nella solidarietà di chi sta meglio verso chi è in difficoltà, una delle sue caratteristiche antropologiche. I nostri volontari rappresentano una risorsa che spesso supplisce anche alle carenze dello Stato».
Il presidente della Repubblica ha anche ricordato i «5 milioni di immigrati che vivono, lavorano, vanno a scuola e praticano sport nel nostro Paese». A loro, a Natale, è stata donata la tassa dell’1,5% sulle rimesse.
«L’illegalità incontrollata ha fin qui prevalentemente contrassegnato il fenomeno dell’immigrazione nel nostro Paese. Anche così il tema della sicurezza ha scalato la classifica dell’agenda politica. E di questo tema fa sicuramente parte anche il versante non sempre trasparente delle rimesse. Ma dobbiamo saper anche distinguere: il mondo degli immigrati conosce una sua declinazione assai diversificata nel tempo. Scuola, lavoro, sport: abbiamo conosciuto e conosciamo molti casi di integrazione positiva».
Quale valutazione dà sulla chiusura dei porti alle navi delle Ong?
«Non ritengo opportuno intervenire in questa fase. La questione è affidata all’esclusiva responsabilità del governo».
E come giudica la presa di posizione dei sindaci sul decreto sicurezza?
«Siamo in uno Stato di diritto, non dimentichiamolo mai. È inconcepibile che qualcuno, e a maggior ragione chi siede nelle istituzioni, possa ritenere di disapplicare la legge in base ad una propria personale convinzione. Se non si condividono i contenuti di una norma, perché ritenuta incostituzionale, ci sono forme e sedi appropriate. Diversamente, il messaggio di cui alcuni sindaci si fanno portatori diventa devastante per le istituzioni e per i cittadini, i quali, potrebbero sottrarsi all’obbligo di rispettare le leggi soltanto perché contrarie ad un loro specifico interesse. Sarebbe anarchia».
La politica del rigore sui vitalizi e sulle «pensioni d’oro» la trova d’accordo?
«Tutti siamo chiamati a dare segnali di razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse pubbliche. Le differenze possono essere sul come ottenere i risparmi, tenendo ben presente sia le ragioni dell’equità sia quelle della legittimità dei provvedimenti. Però mi pare evidente che ragionare solo sulla politica del rigore sia un approccio riduttivo che non traccia alcuna prospettiva futura del Paese».
Presidente, cosa si aspetta dall’anno che verrà?
«Dovrà essere l’anno della ripresa. La politica è visione del futuro e non solo risoluzione dei problemi del presente. Vorrei perciò un’Italia più orgogliosa di se stessa e consapevole delle proprie potenzialità. Il primo pensiero è per l’occupazione. Troppi italiani, i giovani e le donne, e soprattutto al Sud, sono senza lavoro. Bisogna fare di più, a partire da una politica fiscale che aiuti famiglie e imprese che possono e vogliono produrre, assumere, investire. Serve poi un piano per la messa in sicurezza del Paese, sempre più a rischio a causa del dissesto idro-geologico acuito dai cambiamenti climatici. E di una politica per la natalità che consenta ai giovani di poter mettere al mondo figli con serenità e fiducia. Dovrà essere anche l’anno dei territori: solo con la loro vitalità tutto questo sarà possibile» .