giovedì 3 gennaio 2019

Corriere 3.1.19
La prima udienza del Papa nel nuovo anno
«Meglio atei che andare in chiesa e odiare gli altri»
di Ester Palma


«Meglio non andare in chiesa e vivere come atei, se poi si odiano gli altri e si parla male di loro. Questo è uno scandalo: chi si sente cristiano e riceve i sacramenti deve dare testimonianza della sua fede, vivere da figlio di Dio, da fratello, con amore, non dare una contro-testimonianza». Nella prima udienza generale del 2019 Papa Francesco si scaglia con forza, parlando a braccio, contro chi non vive la «rivoluzione, l’inquietudine del cristianesimo». E partendo dal Discorso della montagna di Gesù, quello delle Beatitudini, commenta: «Cristo incorona di felicità una serie di categorie di persone che nel suo tempo, ma anche nel nostro, non erano molto considerate. Beati i poveri, i miti, i misericordiosi, le persone umili di cuore». E qui si avverte, per il Papa, la portata rivoluzionaria delle parole di Gesù, che capo-volge i valori della Storia»: «Tutte le persone capaci di amore, gli operatori di pace che fino ad allora erano finiti ai margini della storia, sono invece i costruttori del Regno di Dio. È come se Gesù dicesse: avanti voi che portate nel cuore il mistero di un Dio che ha rivelato la sua onnipotenza nell’amore e nel perdono». Per Francesco, «se uno ha il cuore buono, predisposto all’amore, capisce che ogni parola di Dio va incarnata fino alle estreme conseguenze. L’amore non ha confini: si può amare il proprio coniuge, il proprio amico e perfino il proprio nemico con una prospettiva del tutto nuova». Insomma, il Papa invita i fedeli (e non) a riscoprire «il grande segreto» alla base di tutto il Discorso della montagna: «È tutto in una frase: siate figli del Padre vostro che è nei cieli». Nessuna morale astrusa, troppo difficile da applicare alla realtà umana, o precetti invalicabili: «Il cristiano non è uno che si impegna a essere più buono degli altri: sa di essere peccatore come tutti. Ma è l’uomo che sosta davanti alla rivelazione di un Dio che non porta l’enigma di un nome impronunciabile, ma chiede ai suoi figli di chiamarlo Padre, di lasciarsi rinnovare dalla sua potenza e di riflettere un raggio della sua bontà per questo mondo così assetato di bene, così in attesa di belle notizie». Il Papa se la prende poi con chi «è capace di tessere preghiere atee, senza Dio, solo per essere ammirati dagli uomini». O con i «pagani» che «pensano che parlando, parlando, parlando, si prega. E tanti cristiani credono che pregare è parlare a Dio come un pappagallo. No, si prega dal cuore, da dentro: basta mettersi sotto lo sguardo di Dio, ricordarsi del suo amore di Padre. Lui non ha bisogno di sacrifici per conquistare il suo favore. Ci chiede solo di tenere aperto un canale di comunicazione con Lui per scoprirci sempre suoi figli amatissimi. E Lui ci ama tanto».