Corriere 3.1.19
Cina: Il leader vuole un Paese unico. Taipei: noi una democrazia
Xi avverte Taiwan:
pronti a usare la forza
di Guido Santevecchi
Torna
la tensione tra Cina e Taiwan. «Siamo un unico Paese, pronti a usare la
forza»: minaccia da Pechino il presidente Xi Jinping. Replica Taipei:
«Rispettate la nostra democrazia». La Cina punta alla riunificazione
dopo 70 anni.
La riunificazione tra Taiwan e la Cina «è
inevitabile, è una grande tendenza della Storia». Così ha detto Xi
Jinping nel suo primo discorso incentrato su quelle che Pechino
definisce «le relazioni attraverso lo Stretto», il braccio di mare largo
160 chilometri che separa il continente cinese dall’isola democratica e
«ribelle». Taiwan è «parte della politica interna della Cina», quindi
ogni «interferenza straniera è intollerabile», ha spiegato il segretario
del Partito comunista cinese, nonché presidente della Repubblica
popolare e capo della Commissione militare centrale.
E come
comandante in capo dell’Esercito popolare di liberazione Xi ha fatto un
accenno ambiguo all’uso della potenza militare per risolvere la
questione. Il suo discorso, pronunciato ieri nella Grande sala del
popolo di Pechino, celebrava il quarantennale del «Messaggio ai
compatrioti di Taiwan»: nel 1979 la Cina di Deng Xiaoping annunciò la
sospensione dei bombardamenti sugli avamposti nazionalisti nello Stretto
e avviò il dialogo. Pechino è sempre disponibile a costituire le basi
per una riunificazione pacifica, ha detto Xi, ha proposto di avviare una
«consultazione democratica», e questa è sembrata un’apertura. Ma non ha
lasciato dubbi sulla determinazione a raggiungere comunque l’obiettivo
senza «lasciare spazio per alcuna forma di attività indipendentista e
separatista di Taiwan». E qui è arrivato il passaggio più duro del nuovo
messaggio: «Non facciamo alcuna promessa di rinunciare all’impiego
della forza, manteniamo l’opzione di ricorrere a ogni misura
necessaria», di fronte a un intervento esterno o a strappi
indipendentisti. Un’ondata di applausi ha salutato questo doppio monito
di Xi: agli Usa, che nell’era di Donald Trump hanno lanciato segnali di
sostegno politico-militare all’isola e alla presidente taiwanese Tsai
Ing-wen, che viene dal partito separatista e nel suo discorso di
Capodanno ha ribadito la determinazione a mantenere vivo l’auto-governo.
«Chiedo
alla Cina di rispettare la libertà e la democrazia di un popolo di 23
milioni di anime e di guardare alla realtà della Repubblica di Cina che
esiste a Taiwan», ha detto la signora Tsai usando il nome formale
dell’isola.
Xi risponde che «i cinesi non attaccano i cinesi» (a
meno che non siano cinesi separatisti) e lancia la sua offerta: «La
proprietà privata, le fedi religiose e i legittimi diritti dei
compatrioti taiwanesi saranno preservati» dopo il rientro nella
Madrepatria secondo la formula «Una Cina Due Sistemi», come per Hong
Kong. Ma ha aggiunto che sistemi politici differenti «non possono
servire da scusa per ambizioni separatiste». La sua visione non
contempla un rifiuto, non c’è un Piano B diverso dalla riunificazione
inevitabile. In questa durezza si può leggere il nervosismo e la
preoccupazione del Partito comunista di fronte al successo consolidato
della democrazia a Taiwan.
Xi conclude che la risoluzione della
questione non può essere più lasciata alle generazioni future, come è
stato fatto per settant’anni dal dicembre 1949, quando il nazionalista
Chiang Kai-shek, sconfitto nella guerra civile dalle forze
rivoluzionarie di Mao Zedong, si arroccò nell’isola. Da allora Taiwan si
è autogovernata, evolvendosi da dittatura sotto legge marziale in
democrazia matura, oltre che potenza economica. Ma l’isola è sempre più
sola: oggi solo 17 nazioni la riconoscono come «Repubblica di Cina», gli
altri hanno chiuso le ambasciate a Taipei mantenendo uffici di
collegamento commerciale e culturale (una forma ambigua adottata per
primi dagli Usa nel 1979); l’unico Stato di peso ad avere relazioni
piene è il Vaticano, impegnato però in un lungo riavvicinamento con
Pechino.
Quando dice che la questione taiwanese non può essere
passata senza soluzione alla prossima generazione di leader, Xi rivela
il suo obiettivo: vuole essere lui il grande riunificatore. Ha ancora
diversi anni per compiere la missione, perché ha fatto cambiare la
Costituzione per essere presidente senza limiti di tempo.