Corriere 30.1.19
Battaglie
L’anno che affossò Hitler: i nazisti nella tenaglia del 1943
Lo
storico americano Robert M. Citino ricostruisce una fase determinante
della Seconda guerra mondiale (Libreria Editrice Goriziana)
di Paolo Rastelli
Il
1943 fu cruciale per i tedeschi. Fu l’anno in cui la Wehrmacht,
l‘esercito del Terzo Reich, reduce dai disastri di Stalingrado ed El
Alamein di fine 1942, perse ogni prospettiva ragionevole di vittoria e
si trovò a combattere una guerra perduta. Ed è proprio questo il titolo
originale (The Wehrmacht Retreats. Fighting a Lost War, 1943) di un
libro dello studioso americano Robert M. Citino, arrivato in Italia con
il titolo 1943. Declino e caduta della Wehrmacht (Libreria Editrice
Goriziana). L’autore, specializzato nella storia militare tedesca, parte
dalla considerazione che fin dal Settecento la Prussia, uno Stato
piccolo senza frontiere naturali significative, aveva dovuto elaborare
una dottrina bellica che prevedeva guerre brevi e accanite, in cui
l’inferiorità numerica era data per scontata e doveva essere bilanciata
dall’audacia, dalla volontà di vittoria e dalla capacità di manovra.
Questa
vocazione, tradita tra il 1914 e il 1918, trovò una nuova vitalità
nella «guerra lampo» che all’inizio del secondo conflitto mondiale portò
l’esercito tedesco dall’Atlantico alle porte di Mosca. Una dottrina
operativa che, impiegata in chiave difensiva, dopo Stalingrado consentì a
Erich von Manstein di bloccare le punte avanzate sovietiche e di
stabilizzare nel 1943 il fronte orientale. Ma poi audacia e perizia non
bastarono più.
Citino esamina tutte le battaglie seguenti, a
cominciare dall’attacco di Kursk, in cui i tedeschi ammassarono il
meglio delle loro forze corazzate senza però riuscire a sfondare. Subito
dopo i sovietici passarono al contrattacco, respingendo i nemici in
Ucraina. A occidente la campagna di Tunisia finì con un altro disastro,
che spazzò via gli italo-tedeschi dall’Africa. L’invasione della Sicilia
costrinse Hitler a ritirare dalla Russia un nucleo di truppe scelte
che, sufficienti a disarmare l’esercito italiano dopo l’8 settembre, non
impedirono lo sbarco alleato a Salerno e l’avvio della campagna
d’Italia. Intanto sul fronte orientale l’assenza di quelle stesse truppe
scelte consentì ai sovietici di superare il fiume Dnepr.
Le due guerre, a est e ovest, erano diventate una sola e la Germania ormai era semplicemente troppo debole per combatterla.