mercoledì 2 gennaio 2019

Corriere 2.1.18
«Caramelle» di Carone e Dear Jack
«Cantiamo l’orrore della pedofilia ma Sanremo ci boccia»


«Questo è il nostro piccolo miracolo di Natale». Pierdavide Carone descrive così il successo di «Caramelle», la canzone che ha scritto con i Dear Jack. Parla di pedofilia dal punto di vista di due vittime di 10 e 15 anni: immediatamente candidata per Sanremo, nonostante i numerosi apprezzamenti arrivati da più parti, non ha passato la selezione.
«Delusi dall’eliminazione, abbiamo deciso di farla uscire subito, senza programmare un lancio, nulla... E nonostante fosse un brano assolutamente anti natalizio», esordisce Carone. Quindi, il miracolo: non solo le persone l’hanno amata, ma anche molti colleghi, in modo spontaneo («di tanti non ho nemmeno il telefono») l’hanno sostenuta pubblicamente: i Negramaro, Giorgia, Bennato, i Nomadi, J-Ax, Ermal Meta, Elisa, i Tiromancino. Solo per citarne alcuni. «Non lo potevamo prevedere — riprende Pierdavide —. Il nostro intento non è certo speculare su un trauma, ma denunciare un orrore, qualcosa che d’improvviso può sconvolgere la vita di chiunque». Peccato non poterlo fare dal palco del Festival: «Sono molto deluso, in primis da Claudio Baglioni. Con il direttore artistico di Sanremo c’era un rapporto di stima, abbiamo anche duettato insieme. È un cantautore e mi sarei aspettato più empatia visto il tema del brano».
I commenti
Apprezzamenti sul brano sono arrivati da Negramaro, Giorgia, Bennato, J-Ax, Elisa
Carone con Lucio Dalla aveva cantato di prostituzione all’Ariston: «È più facile dire di sì a un argomento scottante quando c’è il patrocinio di un gigante della musica. Se avessi portato “Caramelle” con una star della musica, l’avrebbero presa. So che era piaciuta, dunque il problema era in chi la presentava: è grave e anche un po’ razzista. Servono gli abiti giusti per fare i monaci?». E parla di «censura. Forse è perché sia io che i Dear Jack veniamo dai talent: al Festival puoi andare ma con cose più frivole. Per un certo establishment una canzone così va bene per un artista che le somiglia anche fisicamente, con il taglio di capelli giusto, la barba giusta... Molto triste».
Sono molto deluso da Claudio Baglioni:
da parte sua mi sarei aspettato più empatia visto il tema del brano
Lorenzo Cantarini dei Dear Jack è d’accordo con Pierdavide: «Mai come questa volta c’è un senso di appartenenza attorno a un brano. Le cose non accadono mai per caso». Non essere in gara al Festival è stato brutto «non perché credevamo di avere già il biglietto d’ingresso in mano, ma perché abbiamo avvertito davvero una censura, anche da parte dalla Rai. Avremmo dovuto presentare “Caramelle” in altri programmi. Forse non era adatta per certi orari? Per un certo tipo di pubblico? A riprova che la pedofilia è ancora un tabù».
È brutto non andare al Festival perché abbiamo avvertito davvero una censura da parte della Rai
Il dispiacere, spiega Cantarini, è più fitto perché legato a una canzone «diversa dalle altre: abbiamo deciso di vestire una responsabilità, raccontando una parte di umanità costretta a portarsi appresso dei pesi enormi. Quando l’ho cantata dal vivo, la gente era attentissima. Era importante rompere il tabù».