Corriere 29.12.18
Il suo capolavoro: entrare nel cervello dei fanatici
di Pierluigi Battista
Mentre
piangiamo, con la morte di Amos Oz, la scomparsa di uno scrittore
straordinario, mentre registriamo sgomenti la crudeltà di un anno che si
è portato via due vette della letteratura mondiale come Oz e Philip
Roth, sarebbe il caso di ricordare che la grandezza somma di Amos Oz,
ciò che lo ha reso un interprete sottile della sensibilità morale
contemporanea e persino del pensiero politico, è rappresentata da uno
scritto apparentemente «saggistico», la meno letteraria di tutte le
opere di Oz: Cari fanatici che gli italiani possono leggere nella
traduzione di Elena Loewenthal pubblicata da Feltrinelli (2017).
Oz
ha voluto entrare nel cervello, nel cuore, nelle vibrazioni profonde
che agitano il fanatico: il fanatico di tutti i tempi, il fanatico del
mondo moderno. Non lo demonizza, non ne fa la caricatura del Male, ma ne
svela le pieghe più impensabili attraverso l’arma della letteratura.
Un’arma devastante, lucida, penetrante. Lo scopo del suo libro, ma in
fondo questo progetto è presente nelle pagine di tutti i suoi lavori
migliori, a cominciare da Una storia d’amore e di tenebra, è stato così
formulato: «Immaginare il mondo interiore, le idee e anche le emozioni
dell’altro da sé: farlo pure nel momento dello scontro».
Farlo
sempre: immaginare non è un esercizio della fantasia sbrigliata, è
mettersi al posto di chi ti odia, interpretarne ogni trasalimento
omicida, lasciarsi scottare dal fuoco devastatore che gli sta consumando
l’anima. Immaginare per capire. Per capire che cosa muova un essere
umano alle peggiori abiezioni allo scopo di morire per un assoluto che
lui vive come il «Giusto», per capire che cos’è la devozione disumana a
un’Idea non negoziabile che porta ai peggiori massacri, allo sterminio,
alla persecuzione di chi è vissuto come il Nemico da abbattere,
sradicare, annientare, singolarmente e in massa.
Oz ha vissuto in
Israele, in una terra che di quel fanatismo è teatro permanente. Era
ebreo, bersaglio primo del fanatismo omicida. Sapeva di che cosa parlava
e parlava per mettere in guardia gli esseri umani dall’orrore della
deriva fanatica. Le sue parole ci mancheranno per sempre.