Corriere 21.1.19
Quei terribili anni Settanta
di Pierluigi Battista
Per
capire il furore, anche smisurato, che ha suscitato l’arresto del
terrorista Cesare Battisti bisogna comprendere che è il ricordo anche
inconscio del peggior decennio della storia repubblicana ad avvelenare
tutto. Stentano a capirlo «esistenzialmente» gli amici cari (da Aldo
Cazzullo a Nadia Terranova) che non lo hanno vissuto, o perché troppo
piccoli o perché ancora non erano nati, ma quel decennio mortifero
raggiunse un livello di violenza e di sopraffazione politica sconosciuto
in tempo di pace. Non ci furono soltanto gli oltre 370 morti, vittime
in quel periodo fosco e lugubre del terrorismo e dello stragismo, e gli
oltre mille feriti, e il numero incalcolabile di macchine bruciate,
vetrine spaccate, strade disselciate, vite rovinate. Ma c’era il clima
quotidiano di violenza, onnipresente e intimidatorio, che si traduceva
in un rosario interminabile di agguati notturni, pestaggi, ritorsioni,
assalti armati, cruente bravate squadristiche di vario colore che
insanguinarono le strade delle città grandi e piccole. I simboli di
quegli anni rimangono, malgrado tutti i tentativi di restyling
storiografico, le spranghe, le mazze, i bastoni, gli esplosivi, i mitra,
le pistole, le dita atteggiate a stilizzare le P38, i tentativi di
assalto alle armerie di Bologna, le assemblee in cui si tacitavano con
la forza gli interventi di minoranza, i servizi d’ordine con il volto
coperto e i caschi in testa, le sirene delle camionette della polizia e
delle ambulanze, la sloganistica truculenta e (non sempre solo
verbalmente) assassina. Un’atmosfera greve e scoraggiante che si
traduceva anche nella sfera della letteratura, della rappresentazione
estetica. Per aver affrontato i temi dei sentimenti privati nei suoi
«Sillabari», Goffredo Parise fu messo sul banco degli accusati: troppo
intimista e politicamente disimpegnato. E persino Elsa Morante non la
passò liscia con una critica militare più che militante che l’aveva
accusata di non aver proposto nella sua magnifica «Storia» radiose
soluzioni politiche alla sofferenza umana. Un decennio che allungò i
suoi tentacoli anche nel decennio successivo. Ma l’Italia,
complessivamente, seppe voltare pagina e il tasso di violenza rientrò in
un alveo meno tragico. Resta la memoria ferita di un decennio
terribile, e il furore smisurato che deborda ogni volta che una sua
singola pagina, come quella scritta da Battisti, viene riaperta.