Corriere 21.1.19
Quel cimitero in mare
Affidarsi alla libia è una partita mortale
di Franco Venturini
Una
strage nella notte tra venerdì e sabato, ieri altri morti al largo di
Misurata, eppure questo Mediterraneo trasformato in cimitero commuove
sempre di meno, lascia spazio semmai a una lugubre assuefazione e
persino al cinismo di un ministro che ama troppo le battute. Le sembra
opportuno, ministro Salvini, dire proprio ieri che «meno persone
partono, meno persone muoiono»? Non è nemmeno vero, di questi tempi i
migranti diminuiscono e le morti aumentano. Oggi si riunisce a Bruxelles
il consiglio Affari generali. Temi in discussione: Venezuela, Siria,
Yemen, Repubblica Democratica del Congo. Soltanto domani si parlerà di
Africa in una riunione di routine e il ministro Moavero potrà chiedere
più aiuti dall’Europa. Ma questa è una Europa che non capisce come i
flussi migratori siano per lei l’unico vero pericolo di distruzione.
Matteo Orfini, del Pd, dice una cosa giusta: non bisogna affidarsi alla
Libia. La critica investe dunque anche il collega Minniti, come investe
la linea di Salvini. L’avete sentito, quel grido di un sopravvissuto
«meglio morti che in Libia»? Non sappiamo come lì vengono trattati e
torturati gli aspiranti migranti? E non sappiamo in che stato è la
Libia, non sappiamo che a Tripoli si spara, abbiamo il coraggio di
parlare della conferenza di Palermo? La Libia è perduta, e per questo va
fermata o almeno isolata dalle vie del Sahel, cosa che i nostri
militari contribuiscono a fare nel Niger. Ma bisogna allargare il raggio
d’azione.
Il presidente del Parlamento europeo Tajani dice che
bisogna intervenire in Africa con un massiccio piano di investimenti.
Giusto, anche se per vederne i frutti servirebbero molti anni e nel 2050
l’Africa avrà due miliardi e mezzo di abitanti. Nell’attesa si potrebbe
dare la caccia ai basisti che i trafficanti di carne umana hanno in
Italia, e modificare le lungaggini giuridiche che ci impediscono di
effettuare rimpatri. Non in Libia, però. Basterà ad evitare i morti? No.
Ma almeno avremo tentato di fare qualcosa, senza nasconderci dietro la
chiusura dei porti.