mercoledì 2 gennaio 2019

Corriere 2.1.18
Ancora in mare 49 migranti: «È l’odissea di Capodanno»
Dodicesimo giorno senza porto per due navi delle ong tedesche. I medici: sta finendo l’acqua potabile
di Marta Serafini


«Aiutateci a trovare una soluzione». Fatica a restare in piedi sul ponte Rob, soccorritore di SeaWatch 3, mentre lancia via Twitter l’ennesimo appello.
Non accenna a finire l’«odissea di Capodanno delle Ong», come è stata definita dagli stessi soccorritori. Dodici giorni in mare senza un porto sicuro, 32 migranti a bordo, tra cui 3 minori non accompagnati, 2 bambini piccoli e un neonato, per la maggior parte dalla Costa d’Avorio e dal Congo, soccorsi al largo della Libia il 22 dicembre. A questi si vanno aggiungere i 17 salvati dalla Professor Albrecht Penck, nave della Sea Eye, altra Ong tedesca in navigazione nel Mediterraneo.
A preoccupare sono soprattutto le condizioni dei migranti. «Non siamo attrezzati per una permanenza a bordo così prolungata. Temiamo il diffondersi di malattie», era l’allerta lanciata ieri mattina dal personale medico della Sea Watch. Dal capo della missione, Philipp Han, arrivano anche parole di ansia per le riserve di acqua potabile «che potrebbe finire a breve». Inoltre complicano il quadro il mare mosso, le temperature rigide e un nuovo peggioramento delle condizioni meteo previsto da oggi pomeriggio.
Nel frattempo si spera in una soluzione politica. Lunedì l’Unhcr ha sollecitato una rapida soluzione alla crisi. «È necessaria una leadership decisa, in linea con i valori fondamentali di umanità e compassione, per offrire condizioni sicure di sbarco e portare a terra i 49 in sicurezza», ha dichiarato Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Alto commissariato per il Mediterraneo centrale. Nel frattempo Sea Watch ha pubblicato un elenco dei Paesi e delle istituzioni «che hanno negato aiuto: Malta, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Germania, Ue».
Richieste finora cadute nel vuoto. A parte «tre città federali, tra cui Berlino, Amburgo e Brema, che hanno già accettato di accogliere le persone soccorse, mentre il ministero dell’Interno tedesco si è dichiarato disponibile a cercare una soluzione nell’ambito di un approccio comunitario», aggiunge l’Ong. SeaEye spiega d’altro canto che i propri volontari si sono «opposti alla consegna delle persone soccorse alla Guardia costiera libica» perché avrebbe rappresentato una «violazione delle leggi internazionali».
L’opzione più logica — secondo i soccorritori — sarebbe ora lo sbarco a Malta «con un accordo finalizzato a ridistribuire le persone all’interno di una soluzione europea», come già avvenuto in passato. Ma fino a ieri dalle cancellerie europee nessun segnale. E intanto dai ponti delle due navi si scorge la costa de La Valletta all’orizzonte.