Corriere 2.1.18
Ancora in mare 49 migranti: «È l’odissea di Capodanno»
Dodicesimo giorno senza porto per due navi delle ong tedesche. I medici: sta finendo l’acqua potabile
di Marta Serafini
«Aiutateci
a trovare una soluzione». Fatica a restare in piedi sul ponte Rob,
soccorritore di SeaWatch 3, mentre lancia via Twitter l’ennesimo
appello.
Non accenna a finire l’«odissea di Capodanno delle Ong»,
come è stata definita dagli stessi soccorritori. Dodici giorni in mare
senza un porto sicuro, 32 migranti a bordo, tra cui 3 minori non
accompagnati, 2 bambini piccoli e un neonato, per la maggior parte dalla
Costa d’Avorio e dal Congo, soccorsi al largo della Libia il 22
dicembre. A questi si vanno aggiungere i 17 salvati dalla Professor
Albrecht Penck, nave della Sea Eye, altra Ong tedesca in navigazione nel
Mediterraneo.
A preoccupare sono soprattutto le condizioni dei
migranti. «Non siamo attrezzati per una permanenza a bordo così
prolungata. Temiamo il diffondersi di malattie», era l’allerta lanciata
ieri mattina dal personale medico della Sea Watch. Dal capo della
missione, Philipp Han, arrivano anche parole di ansia per le riserve di
acqua potabile «che potrebbe finire a breve». Inoltre complicano il
quadro il mare mosso, le temperature rigide e un nuovo peggioramento
delle condizioni meteo previsto da oggi pomeriggio.
Nel frattempo
si spera in una soluzione politica. Lunedì l’Unhcr ha sollecitato una
rapida soluzione alla crisi. «È necessaria una leadership decisa, in
linea con i valori fondamentali di umanità e compassione, per offrire
condizioni sicure di sbarco e portare a terra i 49 in sicurezza», ha
dichiarato Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Alto commissariato
per il Mediterraneo centrale. Nel frattempo Sea Watch ha pubblicato un
elenco dei Paesi e delle istituzioni «che hanno negato aiuto: Malta,
Italia, Spagna, Paesi Bassi, Germania, Ue».
Richieste finora
cadute nel vuoto. A parte «tre città federali, tra cui Berlino, Amburgo e
Brema, che hanno già accettato di accogliere le persone soccorse,
mentre il ministero dell’Interno tedesco si è dichiarato disponibile a
cercare una soluzione nell’ambito di un approccio comunitario», aggiunge
l’Ong. SeaEye spiega d’altro canto che i propri volontari si sono
«opposti alla consegna delle persone soccorse alla Guardia costiera
libica» perché avrebbe rappresentato una «violazione delle leggi
internazionali».
L’opzione più logica — secondo i soccorritori —
sarebbe ora lo sbarco a Malta «con un accordo finalizzato a
ridistribuire le persone all’interno di una soluzione europea», come già
avvenuto in passato. Ma fino a ieri dalle cancellerie europee nessun
segnale. E intanto dai ponti delle due navi si scorge la costa de La
Valletta all’orizzonte.