Corriere 15.1.19
Un saggio di De Bernardi
Il fantasma perpetuo del fascismo
di Alessandra Tarquini
Perché
nel dibattito pubblico ricorre la percezione di un riapparire del
fascismo? Alla domanda risponde Alberto De Bernardi nel libro Fascismo e
antifascismo (Donzelli, pagine 176, e 17), che offre una grande lezione
di storia contemporanea. De Bernardi ricorda che di pericolo risorgente
parliamo da tempo: era «ritorno del fascismo» il centrismo di De
Gasperi e di Scelba, così come il tintinnar di sciabole del
centrosinistra o anche il «fanfascismo» nei primi anni Settanta; furono
definiti fascisti Bettino Craxi e Silvio Berlusconi.
Non si è
trattato solo di polemiche politiche: sin dalla fine della guerra,
intellettuali di diversa provenienza hanno individuato un fascismo
persistente contrapposto all’antifascismo. Di fatto, fascismo e
antifascismo sono diventate categorie generiche: «due archetipi
metastorici del lessico politico». Così queste parole hanno perso il
loro senso, come mostrano la discussioni di oggi.
De Bernardi
ricorda che il recente sovranismo ha ben pochi punti di contatto con
l’idea di nazione della prima metà del Novecento. Lo stesso ritorno
della xenofobia è espressione di un’autodifesa identitaria e non certo
di teorie sulla superiorità della razza ariana. Il razzismo italiano
degli anni Trenta fu il prodotto della volontà di creare un uomo nuovo,
non certo del tentativo di difendersi dalle ondate migratorie o da
trasformazioni dell’economia.
Ma soprattutto, mentre la crisi
degli anni Venti derivò dall’incapacità dello Stato liberale di
integrare le classi subalterne, quella attuale sembra il prodotto della
sconfitta della politica. Il regime totalitario fascista ha affermato il
primato della politica sulle altre espressioni dell’esistenza,
producendo una nuova modernità rivoluzionaria, alternativa a quella
emersa dalla Rivoluzione francese. Oggi assistiamo alla diffusione di
una concezione non mediata dei rapporti tra masse e Stato. In una
società aperta e multiculturale che ha eroso i loro redditi, le classi
medie mostrano una sfiducia radicale nella possibilità di cambiare il
mondo.
La storia non si ripete. Ecco la lezione di questo libro
che richiama uno degli storici più importanti del Novecento:
l’antifascista Marc Bloch scrisse che la storia è irreversibile. Un
invito a capire la specificità del tempo.