Repubblica 6.12.18
Il punto
Eutanasia l’ultima tappa dei dem
di Stefano Cappellini
Essendo
le analisi renziane tutte basate sull’assunto che i (pochi) successi
elettorali dell’ultimo lustro siano suoi personali e i (molti)
insuccessi causa del suo stesso partito.
Renzi lo definisce il
"fuoco amico", o anche la "spersonalizzazione", concetto coniato di
recente per sostenere che il 18 per cento raccolto dai dem alle
politiche sia da attribuire a Paolo Gentiloni o comunque al presunto
passo di lato del vero leader. Il che è in fondo, ai suoi occhi, anche
il peccato capitale di questo congresso dem appena aperto: non prevede
che si possa votare per Renzi e ciò lo deve rendere ai suoi occhi
particolarmente inutile.
Naturalmente lo stato comatoso di questo
Pd non è figlio solo del disinteresse del suo capo più in vista, che lo
ha cavalcato per arrivare a Palazzo Chigi e lo ha trattato come una
inutile zavorra dal giorno dopo, salvo scoprire a sue spese che non si
governa a lungo senza rappresentare una comunità più solida di una
newsletter. Gran parte della nomenclatura è corresponsabile delle
omertà, degli opportunismi e dei trasformismi che hanno spinto il
principale partito del centrosinistra sulla soglia dell’implosione. Di
certo questo congresso è l’ultima possibilità di una ripartenza, ammesso
che sia ancora possibile. Ciò che resta del gruppo dirigente avrebbe il
dovere di mettersi al servizio di una ricostruzione. Ma le premesse
sono della peggior specie: Renzi con la valigia in mano, uno dei
candidati più autorevoli in campo, Marco Minniti, che si ritira dalla
competizione e un partito che sembra aver smarrito la più elementare
grammatica del confronto interno, eroso da personalismi che ormai hanno
poco da spartire con il confronto di idee e molto con lo scontro tra
clan.
Scopo delle primarie dovrebbe essere rimettere in campo una
sinistra capace di riflettere a fondo sui limiti e le mancanze di questi
anni.
Servirebbe studio, impegno e partecipazione, naturalmente,
perché non è al chiuso di convegni che il Pd può venir fuori dal pozzo
in cui si trova. Ma il grado di interesse che può suscitare nei
cittadini un dibattito impostato su tali basi è pari alle possibilità
che una scissione renziana serva a rivitalizzare il campo progressista.
Scissione che, però, regalerebbe certo all’ex premier l’unica
rottamazione pienamente riuscita: quella del Pd.