il manifesto 6.12.18
I muri italiani di «papà» Salvini
di Ascanio Celestini
È
da un po’ che non gira più la domanda: perché scrivete? Ogni tanto
qualcuno azzarda quell’altra: perché leggete? Anna Maria Ortese diceva
che leggere ti porta a casa. E così scrivere. Ma poiché la lettura sta
uscendo di scena, con lei se ne va anche il ritorno a casa.
E
infatti per lui gli immigrati non sono poveri come gli italiani di
razza. I poveri che parlano napoletano o milanese hanno più diritti di
quelli che hanno imparato l’inglese e il francese nelle loro patrie
colonizzate e derubate da noi occidentali. Nella legge di bilancio il
governo ha approvato la carta famiglia per le famiglie a basso reddito
eliminando dagli aventi diritto le famiglie degli extracomunitari, degli
immigrati poveri, benché residenti in Italia da molti anni. Ha inoltre
bocciato la proposta del fondo per i figli delle donne vittime del
femminicidio. C’est la vie.
Così, in questo modo e con questo linguaggio, il nostro paese sta tirando su i muri.
È un gioco suicida.
Che
però gli fa accumulare una montagna di voti. Tanti punti come al
supermercato. Il ministro Salvini si merita un’aspirapolvere in omaggio.
E il vice Di Maio un asciugacapelli.
Io me li immagino così. Me li immagino come ragazzini che dicono tutte quelle cose orrende solo per accumulare punti.
Che
si vanno a vedere quanti like gli mettono gli italiani sulla pagina
Facebook. Quanti voti prenderebbero se si votasse domattina. E intanto
c’è la gente che soffre per davvero. Che muore. Lo fanno solo per questo
motivo? Per accumulare punti? No. Non è una lotteria popolare, è una
visione del mondo che cercano di far passare. Come esempio basta
ricordare quello che papà Salvini ha detto durante l’ultima adunata
leghista di Pontida. Cioè che bisogna cambiare la legge 180, quella
conosciuta come legge Basaglia che ha chiuso le istituzioni
carcerarie-manicomiali. E perché? Perché lui è il ministro degli
interni. E se si mette a parlare di una questione del genere significa
che riduce anche la salute mentale semplicemente a una questione di
ordine pubblico. Ecco. Per questo tizio è tutta una questione di ordine
pubblico. La povertà e il lavoro, la malattia e la cultura.
Tutta una questione che si sbriga il ministro dell’interno. Tutta una questione di ordine pubblico.
E
invece no, caro papà, siamo una minoranza, ma siamo di sinistra. Per
noi c’è bisogno di fare ragionamenti complicati che distinguono una
questione dall’altra. Per noi i discorsi sono tutti diversi e le persone
sono ancora tutte uguali.