Repubblica 4.12.18
Intervista a Fernando Savater
“Nasce come risposta reazionaria alla sfida indipendentista”
di A. Op.
L’avanzata
dell’ultradestra? È una «risposta alla sfida indipendentista catalana».
Che negli ultimi era stata canalizzata attraverso un movimento più
moderato come Ciudadanos, mentre «ora si radicalizza». Invita a evitare
gli allarmismi Fernando Savater, il più noto filosofo spagnolo.
Sembrava che la Spagna fosse immune all’avanzata dell’ultradestra. Che cosa è successo?
«Sono
arrivati al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica una serie di
problemi che in parte condividiamo con il resto d’Europa. Il problema (o
l’esagerazione del problema) dell’immigrazione unito a una questione
interna come la sfida del separatismo in Catalogna. Ed è proprio qui
l’origine di questa svolta: non mi preoccupa tanto l’avanzata
dell’estrema destra, quanto il fatto che negli ultimi anni ci sia stata
un’estrema sinistra che ha favorito con il suo atteggiamento la crescita
dell’indipendentismo. Questo ha provocato una reazione che, in parte, è
stata incanalata attraverso i canoni tradizionali della politica mentre
con questo nuovo movimento ha finito per radicalizzarsi».
Però, dopo
l’estromissione di Rajoy dal governo, il Pp guidato ora da Pablo Casado
si era spostato ulteriormente verso la destra dello spettro politico. A
quanto pare non è stato sufficiente a contenere gli ultranazionalisti.
«Non
riesco ancora a vedere l’estrema destra come un problema per la Spagna.
Lo è in altri Paesi, come l’Italia dove è arrivata a conquistare
posizioni di governo.
La vera emergenza ancora aperta qui è quella
del nazionalismo, che non è stata affrontata in maniera efficace da
Rajoy. È per questo che ora c’è chi cerca altre vie d’uscita».
Ma non la preoccupa questa irruzione sulla scena di un partito xenofobo e islamofobo?
«Mi
sembrano cose che fanno parte della retorica dei partiti. Finora non li
abbiamo visti occupare responsabilità di governo. Se un giorno ci
arriveranno, vedremo. Ma ricordo anche che cosa si diceva di Podemos
quando sorprese tutti con il suo exploit elettorale. C’era chi li
accusava di voler applicare in Spagna la politica bolivariana di Maduro,
chi sosteneva che fossero finanziati dall’Iran degli ayatollah».
A
questo punto il Psoe di Pedro Sánchez si trova in una situazione molto
delicata, con un governo di minoranza e l’incertezza sull’opportunità di
andare a elezioni anticipate.
«In realtà è quello che aveva promesso
quando ottenne il sì alla sua mozione di censura contro Rajoy, che un
po’ a tutti sembrava ormai bruciato dagli scandali del Pp. L’appoggio
dei nazionalisti baschi e catalani si capiva bene in quel contesto e non
c’era niente da obiettore. Ma Sánchez aveva promesso che poi avrebbe
convocato le elezioni. Quello che molti non capiscono è che poi abbia
continuato a governare con l’appoggio di forze considerate incompatibili
con il Psoe».
È per questo che hanno perso in Andalusia?
«Sono
stati castigati per la scelta delle alleanze. Il voto in Andalusia è
stata la prima occasione per l’elettorato di esprimersi da quando
Sánchez è andato al governo. E la risposta è stata chiara».