il manifesto 4.12.18
Andalusia: si rompe l’argine, estrema destra in parlamento
Spagna
. È un terremoto politico, crolla il Psoe nella sua roccaforte, male
anche il Pp, terzo Ciudadanos che raddoppia e punta alla presidenza. I
fascisti di Vox prendono il 10% dei voti e 12 seggi
di Luca Tancredi Barone
BARCELLONA
La Spagna si è allineata all’Europa. A quattro giorni dal 40esimo
anniversario della costituzione che chiuse più di 40 anni di dittatura
franchista, un partito di destra estrema è entrato per la prima volta in
un parlamento. Fino a domenica, la Spagna era stata uno dei pochissimi
paesi in Europa ad aver arginato i rigurgiti fascisti. Invece il
terremoto politico dei risultati in Andalusia, governata da 40 anni dai
socialisti, in cui finora il Pp aveva fatto da recinto di contenzione
alla destra più estrema, ha stravolto il quadro.
IL PARTITO
SOCIALISTA ha ricevuto poco più di un voto su 4 (il 28%, e solo 33 seggi
su 109), secondo classificato il Pp, col 21% dei voti (26 seggi) –
entrambi i partiti crollano rispetto alle precedenti elezioni. Terzo
classificato Ciudadanos, che più che raddoppia i suoi voti e suoi
rappresentanti: 18% e 21 seggi. Quarto, Adelante Andalusia, la
coalizione di Podemos e Izquierda unida, che assieme guadagnano tre
seggi in meno di Izquierda Unida e Podemos separatamente nel 2015: oggi
ha solo il 16% dei voti e 17 seggi. Ma la vera e grande novità è lo
strepitoso risultato di Vox, un partito di estrema destra finora con
appoggio aneddotico: guadagna ben il 10% dei voti e 12 seggi.
Calcolatrice alla mano, non solo le destre hanno una chiara maggioranza
dei seggi, ma né l’opzione socialisti-Ciudadanos, riedizione dell’ultima
alleanza, è possibile, né tantomeno l’improbabile alleanza fra la
presidente uscente Susana Díaz e Teresa Rodríguez di Podemos. A meno di
miracoli, Susana Díaz e i socialisti hanno perso la propria roccaforte,
uno schiaffo psicologico che ha lasciato afasici tutti i principali
esponenti governativi.
LE RAGIONI sono molte, e ci sarà tempo per
riflettere: ma è chiaro che un ostacolo è stata proprio la potentissima
Díaz, che aveva già compromesso la sua figura ostacolando la scalata di
Sánchez alla segreteria socialista, oltre ai numerosi casi di corruzione
legati allo stile partito-padrone che il Psoe ha in quella regione,
oltre naturalmente alla disoccupazione, che in Andalusia continua
altissima, e all’afflusso massiccio di migranti dal sud che le strutture
locali non sono in grado di gestire. A tutto si aggiunge un
astensionismo record: hanno votato solo il 58,6% degli aventi diritto:
4% meno che tre anni fa, mai così pochi.
NATURALMENTE Ciudadanos è in
visibilio: hanno proposto che il loro candidato diventi presidente,
così come ha fatto il Pp, il cui segretario nazionale Pablo Casado ha
cantato vittoria, nonostante la storica débâcle in termini di voti. E
l’opzione di alleanza con Vox non la scarta nessuno dei due: al
contrario. Casado, che ha puntato il partito molto più a destra del suo
predecessore Rajoy, ha rivendicato la legittimità dei negoziati con Vox
(dopo averne per settimane difeso le idee). E naturalmente Vox, sorpresa
dal risultato spettacolare, non vuole sprecare l’occasione mantenendo
pubblicamente molto basse le sue richieste pur di essere ufficialmente
sdoganata. Se davvero le tre destre si metteranno d’accordo, saranno
loro i kingmaker.
D’ALTRA PARTE, Susana Díaz sembra avere i giorni
contati: dalla sede socialista di Madrid, che ha deciso di entrare
direttamente nei negoziati, le indicano la porta: ma non è detto che
getti la spugna.
Sulla carta esisterebbe un’opzione per tenere i
fascisti lontani dal governo: se il Psoe accettasse di cedere la
presidenza a Ciudadanos (cosa che per il momento i socialisti scartano) e
Adelante Andalusia prestasse un paio di voti anche in termini di
astensione, questa potrebbe essere una via d’uscita per evitare l’incubo
di assessori Vox. Ma per ora l’ipotesi è astratta. E da Vox parlano già
di «riconquista», citando il termine con cui si ricorda il processo
storico che portò i cristiani a cacciare gli arabi proprio da Al Andalus
– l’attuale Andalusia.
LE REAZIONI a livello nazionale non si sono
fatte attendere: Pedro Sánchez ha perso qualsiasi incentivo a sciogliere
le camere, così come il Pp, che ora teme davvero di essere fagocitato
da Ciudadanos. Alberto Garzón di Izquierda Unida ha chiesto ai partiti
catalani di appoggiare la finanziaria di Sánchez per evitare di cadere
nelle braccia di Vox e ieri ha definito la situazione «grave e
allarmante». Pablo Iglesias domenica sera ha parlato della necessità di
«un fronte antifascista» con tutti i partiti che avevano votato la
mozione di censura.