Repubblica 3.12.18
Israele
Frode e corruzione, guai per Netanyahu
di Pietro Del Re
Nuova
svolta nelle vicende giudiziarie in cui sono implicati il premier
israeliano Benjamin Netanyahu e sua moglie Sara. La polizia di
Gerusalemme ha annunciato ieri mattina di aver raccomandato
l’incriminazione della coppia per frode e corruzione. Sarà il
procuratore generale a decidere se incriminare o meno i due sospettatati
di aver tentato di ottenere una copertura favorevole dal sito di
notizie Walla in cambio di favori del governo che potrebbero aver
fruttato centinaia di milioni di dollari a Bezeq, il primo gruppo
israeliano di telecomunicazioni, proprietario del giornale online.
Immediata la replica del premier che ha respinto i risultati
dell’inchiesta della polizia, sostenendo "l’illegalità" di questo
procedimento. «Sono certo che in questo caso le autorità competenti,
dopo aver esaminato la questione, giungeranno alla conclusione che non
c’era nulla perché non c’è nulla», ha detto Netanyahu.
Nell’annuncio
di ieri, gli inquirenti hanno precisato di aver investigato dal
febbraio 2018 su sospetti favori che Netanyahu avrebbe elargito negli
anni 2012-2017 a Shaul Elovitch, proprietario di Walla.
«In quegli
anni il premier e i suoi assistenti hanno influenzato in maniera
costante il sito Internet, sfruttando i legami con Elovitch», si legge
nel comunicato della polizia, in cui si cita la pubblicazione di
«articoli e fotografie positive nei riguardi del premier e dei suoi
familiari». In cambio, Netanyahu avrebbe preso una serie di decisioni a
favore del gruppo di telecomunicazioni.
Nei mesi scorsi la polizia
ha consigliato l’incriminazione di Netanyahu per due altre due
inchieste: danarosi regali ricevuti da uomini d’affari e collusione con
l’editore del quotidiano Yediot Ahronot.
Dossier che sono ancora al vaglio della magistratura.
Dura
reazione delle opposizioni che hanno chiesto le dimissioni del premier.
La leader centrista Tzipi Livni ha scritto su twitter che «Netanyahu
deve andare a casa prima che distrugga la legge sugli arresti per
salvare se stesso. Elezioni subito!». Anche Avi Gabbai, capo dei
laburisti, ha avanzato la stessa richiesta: «Un primo ministro con così
tanti casi di corruzione su di lui non può continuare il suo lavoro e
deve dimettersi».