Repubblica 27.12.18
Hanno messo la tassa sui buoni
di Chiara Saraceno
Scrooge,
l’avaro di dickensiana memoria, è tornato proprio a Natale, colpendo
sistematicamente ogni azione di solidarietà. È tornato e, più che
manifestarsi nel cinismo egoista che, secondo la troppo affrettata e un
po’ corriva analisi dell’ultimo Rapporto Censis, caratterizzerebbe oggi
gli italiani, indossa i panni del governo "del cambiamento". Chiusi i
porti ai migranti e a chi li soccorre, senza neppure la carità di un
pacco viveri per affrontare la lunga attesa di un porto che li accolga,
la legge di Stabilità fatta approvare con voto di fiducia ad un Senato, e
presto anche ad una Camera, totalmente esautorate contiene vere e
proprie cattiverie nei confronti dell’agire solidale. Un balzello
imposto sui sudati risparmi che i migranti (regolari) mandano nei Paesi
di origine per aiutare chi è rimasto là, esattamente come hanno fatto
per decenni i migranti italiani all’estero, sostenendo con le loro
rimesse intere economie locali. Tasse raddoppiate alle associazioni non
profit e di volontariato. Si tassa, cioè, la solidarietà familiare e di
prossimità, proprio mentre contestualmente si promulga un ennesimo
condono agli evasori fiscali. Questa apparente contraddizione temo possa
essere spiegata, appunto, con l’effetto Scrooge: si punisce chi non
corrisponde ai propri desideri, alla propria rappresentazione della
realtà. Non solo i migranti, ormai diventati il simbolo del nemico da
cui ci si dovrebbe difendere. Anche le associazioni non profit e le
migliaia di volontari che prestano la loro opera a chi si trova in
condizioni di vulnerabilità, o che diffondono conoscenze critiche e
occasioni plurali e pluralistiche di approfondimento culturale. Proprio
perché costituiscono una potenziale opinione critica della narrazione
governativa su come vanno le cose, sulla compattezza del "popolo" dietro
le scelte governative, perché mettono in campo azioni che contrastano
quella narrazione, le loro azioni devono essere rese più costose. Non
importa se il raddoppio della tassazione implicherà che l’anno prossimo
si potranno offrire meno pasti caldi, meno posti letto ai senza dimora,
meno punti di ascolto, meno servizi alla persona, meno iniziative di
accompagnamento per chi è in difficoltà.
Non importa, anzi meglio
così, se si faranno meno iniziative culturali libere da padroni
politici. Non importa se tutto ciò porterà anche alla perdita di qualche
posto di lavoro, dato che anche le associazioni non profit e di
volontariato, per poter operare in modo continuativo e affidabile,
devono poter contare anche su lavoratori remunerati il giusto.
Il
governo cercherà di presentare la protesta che sta montando da parte di
associazioni grandi e piccole, come la reazione al fatto che, anche in
questo caso, «!a pacchia è finita». Ma quale «pacchia»? Quella di
lavorare per il bene comune, per una maggiore inclusione e
civilizzazione dei rapporti, per la costruzione di comunità di
prossimità con una qualità della vita decente, se non sempre ottimale,
per tenere vivo lo spirito critico, la voglia di imparare, di ascoltare
anche chi la pensa diversamente? Ci saranno anche associazioni che si
fregiano impropriamente di "non profit" e godono di indebiti privilegi
fiscali. E non vi è dubbio che grande è l’eterogeneità qualitativa e di
efficacia tra le varie associazioni. Ma si tratta di accertarlo e di
definire meglio i contorni di questo mondo, non di punirlo in quanto
tale perché considerato estraneo, se non ostile, al governo del
cambiamento.