Repubblica 27.12.18
Le manovre per le europee
Alleanze,
sondaggi e simbolo la difficile scissione di RenziGozi: "Lavoriamo a un
partito diverso dal Pd". No di Bonino a intese. Calenda: "Ma i dem al
15% dove vanno?"
di Goffredo De Marchis
Roma C’è
qualche problema nella scissione antisovranista dentro il Partito
democratico. Un ingolfamento. Matteo Renzi (che non ha ancora deciso) e
Carlo Calenda sarebbero costretti ad andare insieme alle elezioni
europee di maggio anche se non si amano affatto. « Dovremo mettere da
parte le nostre idiosincrasie e fare una cosa uniti » , dice l’ex
ministro dello Sviluppo economico. Che poi rilancia: « L’ideale è un
fronte unico in cui ci siano anche il Partito democratico e +Europa.
Altrimenti va tutto in pezzi ».
Il catastrofismo di Calenda però
non viene condiviso dal Pd e dal suo candidato favorito alla segreteria
Nicola Zingaretti. Non solo. I più rigidi appaiono gli esponenti di +
Europa, la lista di Emma Bonino, che non ha alcuna intenzione, per il
momento, di mescolarsi in un movimento ancora indistinto. Benedetto
Della Vedova, uno dei principali animatori del partito europeista, è
netto: « Siamo grati a Calenda che si è speso per noi in campagna
elettorale. Ma per le Europee siamo concentrati su + Europa, punto e
basta». È un no a qualsiasi alleanza spuria. Graffia ancora di più Bruno
Tabacci, garante del simbolo: « Non farei mai un’alleanza con Renzi.
Così quel poco di serietà che hai lo distruggi. Noi aderiamo al gruppo
dell’Alde. Adesso arriva uno che ha inventato il fronte socialista e che
gli diciamo ai liberaldemocratici: abbiamo scherzato? Un po’ di
normalità, dai».
È dunque una scissione finora piena di dubbi e di
no. Tabacci confessa: « Ho incontrato Gozi. Mi ha detto che lui e Renzi
stanno andando avanti » . Sandro Gozi, ex sottosegretario agli affari
Ue, spiega con grande onestà: «L’ex premier non ha ancora deciso. Ma noi
stiamo lavorando su un partito diverso dal Pd. Non conflittuale, ma
distinto. Che allarghi il campo di gioco, che sia alleato ma punti a
conquistare pezzi di Forza Italia, quella parte che non si è già
spostata su Salvini, pezzi del voto andato ai grillini e che forse
farebbe fatica a fare un salto tornando subito nel bacino dei
democratici » . Con chi? « Con Calenda certamente. Con liste civiche.
Con + Europa, ovviamente». L’ex ministro dello Sviluppo però sostiene il
contrario. Vede la sua soluzione preferita nel listone con tutti
dentro. Di questo ha parlato con Renzi durante il pranzo di
riconciliazione il 19 dicembre, loro due faccia a faccia. Quel giorno
aveva sul tavolo i risultati del mega sondaggio commissionato una
settimana prima. A Renzi, sulla base di quei numeri, ha raccontato che
un eventuale partito dell’ex premier si ferma al 5- 6 per cento, che il
30 per cento degli elettori non conosce Calenda e questo comporta un
rischio maggiore ma anche un potenziale più alto, che i due bacini sono
simili e che il Pd, senza altre forze nella sua area, è oggi fermo al 15
per cento. « Per questo mi chiedo - confida Calenda agli amici - se non
sia anche interesse di Zingaretti costruire insieme un soggetto unico.
Un segretario appena eletto che prende il 15 per cento ha già chiuso
prima di cominciare».
Il modello sarebbe la lista Uniti nell’Ulivo
del 2004 quando vennero eletti a Strasburgo Lilli Gruber e Michele
Santoro. Ds e Margherita si misero insieme, poi gli europarlamentari si
divisero in vari gruppi. Ma oggi questa separazione avrebbe tutt’altro
sapore. Il Pd ha risolto ( o avrebbero dovuto farlo) la distinzione
delle due forze di centrosinistra. Sarebbe un pessimo spettacolo vedere
gli eletti di una lista unica separarsi il giorno dopo le elezioni. La
pensa così il governatore del Lazio che immagina liste aperte agli
esterni del Pd con l’impegno però di una comune iscrizione al gruppo
socialista e democratico. Su questo si batte da settimane l’eurodeputato
David Sassoli che non si rassegna al valzer di Bruxelles. « Dev’essere
chiaro che chi è eletto nel campo del centrosinistra poi va con i
Socialisti e democratici. È solo rafforzando i gruppi parlamentari
europeisti che si fermerà l’avanzata delle destre». Sassoli ha chiesto
esplicitamente a Calenda di specificare a quale formazione europea
vorrebbe aderire. Non ha avuto risposta.
Il nodo si scioglierà
presto, anche se mancano 4 mesi alla presentazione delle liste. Calenda e
Gozi indicano entrambi gennaio come termine. Vale anche per Renzi. Il
24- 25 si tiene il primo congresso di +Europa. «E io sono sicuro che il
nostro simbolo - dice Tabacci - ha un valore maggiore di tutte le cose
nuove messe insieme. Oggi il Pd è al 17 e noi al 3. Gli altri non so».