domenica 23 dicembre 2018

Repubblica 23.12.18
Polemica in Gran Bretagna
Tutti contro Corbyn l’euroscettico " Avanti Brexit anche con il Labour"
Il leader di opposizione si schiera apertamente per l’uscita dalla Ue E il partito ora rischia davvero la scissione
di Enrico Franceschini


Londra Finora l’ombra peggiore sulla sua reputazione era un sospetto di antisemitismo. Adesso Jeremy Corbyn ha un’altra colpa, almeno agli occhi dei detrattori: l’antieuropeismo.
Molti lo consideravano tale già da tempo, perché non si ricordano interventi del leader laburista appassionatamente a favore della permanenza in Europa. Ma ora non ci sono più dubbi.
Intervistato dal Guardian, il 69enne capo della sinistra britannica dichiara apertamente per la prima volta: « La Brexit ci sarebbe anche se il Labour vincesse un’elezione anticipata » , possibilità che potrebbe diventare concreta se l’accordo di uscita del Regno Unito dalla Ue negoziato da Theresa May verrà bocciato dal parlamento di Westminster il prossimo 16 gennaio.
Agli attivisti che sperano in lui per fermare la Brexit, risponde: «Dobbiamo riconoscere che, se il 60 per cento degli elettori laburisti ha votato per rimanere nella Ue, il 40 ha votato per uscirne, e noi abbiamo il compito di unire il Paese». Quindi spiega come farebbe: « Andrei a Bruxelles, tratterei per restare in un’unione doganale e per mantenere un accesso al mercato».
Un piano non molto diverso da quello dell’attuale premier conservatrice, che accetta l’unione doganale come soluzione teoricamente provvisoria, sebbene senza porvi una scadenza precisa. Infine Corbyn ribadisce cosa non gli piace della Ue: « Le regole sugli aiuti di Stato alle imprese. Se intendi rilanciare l’economia, come farebbe il mio governo, non voglio che qualcun altro mi dica che non posso usare gli aiuti di Stato per sviluppare la politica industriale».
Due anni or sono lo studio di due docenti di diritto europeo del King’s College di Londra, fra cui un italiano, il professor Andrea Biondi, chiarì che non esistono proibizioni di questo tipo da parte della Ue verso gli Stati membri. Ma Corbyn appare fissato sull’idea dell’Europa unita come club neo-liberista, contrario ai principi del socialismo che sogna di instaurare nel proprio Paese: e finora nessuno è riuscito a fargliela cambiare.
« Profondamente deprimente e deludente » , dice delle sue dichiarazioni il deputato laburista pro- Ue Chuka Umunna, e non è escluso che sia il prologo di una scissione di cui si vocifera da mesi. « Corbyn si rivela la levatrice della Brexit», commenta Ian Blackford, capo dei deputati scozzesi alla camera dei Comuni. « Esprime una linea indistinguibile dai Tories», accusa il leader liberal- democratico Vince Cable.
Non è servito nemmeno che un sondaggio recente su un secondo referendum assegni 18 punti di vantaggio a rimanere nella Ue (63% contro 45%) e predica che il Labour scenderebbe da secondo a terzo partito nazionale, dietro i lib- dem, se non si opporrà alla Brexit: le convinzioni del leader sembrano più forti di ogni calcolo politico.
La morale è semplice: per Corbyn l’Europa unita non è un valore di sinistra. D’ora in poi i suoi seguaci, in Gran Bretagna e altrove, sapranno con certezza che si può essere corbynisti oppure europeisti: di certo non entrambe le cose allo stesso tempo.