Corriere 23.12.18
Il cinismo politico condanna i curdi (ancora una volta)
di Guido Olimpio
La
Storia, con alcuni popoli, non è mai generosa. E lo è ancora meno
quando hanno solo degli amici interessati. È questa la condanna dei
curdi, schiacciati da giochi di cinismo politico, geografia, territorio,
rivalità, nemici irriducibili.
Gli Usa li hanno usati per
liberare ampie porzioni della Siria finite sotto il controllo dello
Stato Islamico. I guerriglieri Ypg, gemelli e cloni dei loro fratelli di
Turchia (fazione Pkk), non si sono sottratti. Volevano sventare la
minaccia islamista, ma anche rilanciare le loro ambizioni di crescita.
Sapevano che era un patto precario, non infinito. Il loro disegno si
scontrava con la «naturale» opposizione non solo della Turchia, ma anche
di altri protagonisti della grande crisi. Hanno provato ad adeguarsi,
saltellato da una posizione all’altra, alla fine sono stati lasciati
indietro. Donald Trump ha girato loro le spalle ricucendo i rapporti con
il presidente Erdogan, alleato non certo affidabile, molto ambiguo, ma
sempre un membro della Nato. Svolta ingiusta, scelta non sorprendente.
E
se andiamo indietro nel tempo hanno sofferto tradimenti anche gli
«altri» curdi. Quelli dell’Iraq, alleati nella lotta contro Saddam e
dimenticati quando scattò la vendetta del raìs. Quelli dell’Iran,
coccolati per infastidire gli ayatollah però non tutelati fino in fondo:
per due volte la loro leadership è stata decapitata da attentati
attribuiti a Teheran compiuti a Vienna e Berlino. Esperienze dure,
brutali, ripetutesi in epoche diverse.
Certo, i dirigenti
avrebbero dovuto essere più cauti, evitando anche politiche che hanno
messo in allarme le altre etnie, timorose di essere sottomesse, ma gli
avversari non gli hanno lasciato troppe alternative. L’avanzata del
Califfato, l’assedio di Kobane, i massacri dei jihadisti hanno creato le
condizioni per l’azione comune con gli occidentali. I curdi hanno
sacrificato molti uomini e donne per sradicare le bandiere nere. Non è
bastato a fermare la Storia.