giovedì 20 dicembre 2018

Repubblica 20.12.18
Brexit
Quel labiale che imbarazza Jeremy Corbyn
di Enrico Franceschini


La lettura del labiale ha messo nei guai in tanti: dai politici ai calciatori per finire con i cosiddetti "influencer". In questa ampia categoria, che vanta fra i suoi membri personaggi illustri come Berlusconi, Higuain e i Ferragnez, entra ora anche Jeremy Corbyn, accusato da un video di avere mormorato "stupid woman" all’indirizzo di Theresa May a conclusione del dibattito di ieri alla camera dei Comuni sulla Brexit. Un portavoce smentisce: avrebbe detto "stupid people". Che l’aggettivo "stupido" fosse riferito a "donna", la premier conservatrice, o a "gente", il suo intero partito si presume, una cosa è certa: di stupidaggini, il leader laburista, ne ha commesse anche altre nell’arco della sua pluritrentennale carriera di primula rossa della sinistra britannica.
Alcune appartengono al passato, quando era appunto considerato una sorta di eccentrico alfiere del radicalismo rosso all’interno del Labour: sono tornate d’attualità soltanto perché, della sinistra inglese, ora Corbyn è il capo. Come la sua presenza a una cerimonia per commemorare terroristi palestinesi o il suo apprezzamento per un murale antisemita, con il senno di poi precisati da una serie di distinguo che non hanno tuttavia del tutto rimosso l’impressione di un grave pregiudizio ideologico. Altre sono più recenti: come questa settimana, quando ha minacciato di chiedere ai Comuni la sfiducia nei confronti della premier, una mozione teorica che Downing Street non ha l’obbligo di mettere ai voti, ma non ha avuto il coraggio di porre la sfiducia del governo, come la premier lo ha sfidato a fare scoprendo il suo bluff, perché Corbyn sapeva che avrebbe rischiato grosso di perdere.
La leader dei Tories ha potuto così facilmente infierire, definendolo uno specialista re "della pantomima": in sostanza un buffone, un commediante. E lui ha perso le staffe. "Stupida donna" naturalmente sarebbe un insulto imperdonabile, in un paese che prende seriamente ogni forma di discriminazione sessuale. Ma pure "stupida gente" è un segno di nervosismo da parte del capo laburista. Il quale ha buoni motivi di agitarsi.
L’indecisione sulla Brexit, in parte frutto di opportunismo, nel tentativo di guadagnare consensi sia tra i Leavers (quelli che hanno votato per lasciare la Ue) sia tra i Remainers (quelli che hanno votato per rimanerci dentro), in parte conseguenza della sua intima convinzione che l’Unione europea sia un club di avidi banchieri capitalisti, dunque un ostacolo al piano di realizzare, per dirla con Lenin, il socialismo in un solo paese, gli sta costando cara. Per quanto poco popolare sia May, nei sondaggi l’opinione pubblica dimostra ancora meno fiducia nella possibilità che sia Corbyn a raggiungere un accordo soddisfacente con Bruxelles: anche perché, finora, dice più o meno le stesse cose del primo ministro, promettendo che il Regno Unito riuscirà a ottenere tutti i vantaggi di stare nella Ue, senza però starci.
La verità è che, davanti a un partito conservatore dilaniato dalle lotte intestine e irriconoscibile rispetto al difensore della stabilità e del pragmatismo come è stato da sempre, il Labour dovrebbe volare nei sondaggi, invece ha un solo modesto punticino di vantaggio. Negli ultimi tre anni Corbyn ha messo il dito su problemi reali, la sperequazione, i tagli all’assistenza pubblica, l’eccessivo potere del mercato, ma l’Europa potrebbe rivelarsi la sua buccia di banana. Se non diventerà primo ministro a causa della Brexit, sarà lui a fare la figura dello stupido.