lunedì 17 dicembre 2018

Repubblica 17.12.18
Lo strano abbraccio di Sgarbi a Lucano "Lo Stato si vergogni"
Il critico, sindaco di Sutri nel Viterbese, e i primi cittadini di due comuni vicini gli hanno conferito la cittadinanza onoraria
di a.z.


CAPRANICA ( VITERBO) Che hanno da spartire Mimì Lucano e Vittorio Sgarbi? Poco o nulla se si guarda allo schieramento politico, ancor meno se si guarda la verve polemica. Fa strano vederli stretti in un abbraccio sul palco di un teatro. Ma Riace, come dice il suo sindaco ancora in esilio per ordine della magistratura, è «un’opera d’arte» e Sgarbi ne è rimasto incantato da subito. Ed eccolo allora, con indosso la fascia tricolore di sindaco di Sutri, consegnarli la targa della cittadinanza onoraria insieme ai colleghi dei due vicini Comuni della Tuscia, Oriolo e Capranica che ha come vicesindaca una somala. «Per onorare l’uomo e per rispondere con l’intelligenza al partito dell’odio», spiega Sgarbi e con l’obiettivo alquanto improbabile di far sedere ad uno stesso tavolo Lucano e Matteo Salvini, il titolare del Viminale che ha decretato, ancor prima dell’inchiesta giudiziaria che ha travolto il sindaco, la fine di quel modello Riace conosciuto in tutto il mondo. Parterre politico composito ad applaudire Lucano: il governatore Nicola Zingaretti manda l’assessora Alessandra Troncarelli, c’è l’ex governatore della Calabria Agazio Loiero e l’ex senatore Carlo Giovanardi.
Con quella che definisce "eterogenesi dei fini" Sgarbi trae le motivazioni della cittadinanza onoraria a Lucano proprio dal report dell’ultima ispezione a Riace degli ispettori della prefettura di Reggio Calabria che, paradossalmente, raccontano la Riace da favola: «Un’esperienza importante per la Calabria e segno distintivo di quelle buone pratiche che possono far parlare bene di questa Regione», Domenico Lucano «uomo che ha dedicato all’accoglienza buona parte della propria vita, combattendo battaglie personali e raccogliendo riconoscimenti internazionali di assoluto prestigio». Quanto alle «pecche del sistema» vanno affrontate «con una azione sinergica di supporto che possa permettere di mantenere e migliorare gli standard di efficienza, sicurezza e legalità che la normativa di settore richiede». Parole di segno opposto alla decisione poi assunta dal Viminale, tenute segrete per oltre un anno e scritte da un ispettore che — rivela Lucano — è stato rimosso.
Ce n’è quanto basta perché Sgarbi abbandoni i panni ecumenici sul valore dell’accoglienza cristiana e ritrovi il suo habitus furioso attaccando a testa bassa «l’azione politica della magistratura» che ha prima disposto l’arresto e poi l’allontanamento di Lucano da Riace, annunci una raffica di interrogazioni parlamentari e lanci il suo anatema finale: «Si vergogni lo Stato che ha distrutto un modello giudicato positivo dalle sue stesse strutture». Parole a cui replica duro l’Anm che stigmatizza «i toni oltraggiosi adoperati nei confronti della magistratura e invita tutti al rispetto della continenza nell’esercizio del diritto di critica che non può mai trascendere nel dileggio».
Lucano quasi si rimpicciolisce e sussurra: «Mi faranno ancora più male». Ma anche lui punta l’indice contro le istituzioni: «Riace non esiste più, i migranti sono andati via tutti o quasi, il paese è tornato nell’abbandono e nel silenzio. E adesso, una volta che hanno smantellato tutto, voglio vedere quale sarà il ruolo dello Stato.
Quale sarà il ruolo della magistratura, della prefettura?
Ripopoleranno il paese con le forze di polizia? Dov’è ora il governo? Perché ha chiuso Riace e ha lasciato in piedi un orrore come la tendopoli di San Ferdinando che andava chiusa? Io ho una sola risposta: Riace ha ribaltato il paradigma immigrazione=paura e disagio sociale su cui qualcuno ha costruito la sua fortuna politica. E se si è fatto in un piccolo paese della Calabria vuol dire che si poteva fare ovunque. Proprio quello che non volevano.