Repubblica 12.12.18
La vera storia di Cleopatra è un dark-thriller politico
Un saggio narrativo di Alberto Angela sulla più celebre primadonna del mondo antico
di Marino Niola
Senza
Cleopatra il mondo non sarebbe lo stesso. La sua bellezza leggendaria,
la sua intelligenza spiazzante e la sua cultura raffinata ne hanno fatto
l’indiscussa primadonna sulla scena dell’antichità. La protagonista
assoluta di quel periodo tempestoso che va dall’uccisione di Cesare alla
nascita dell’impero augusteo.
Adesso, tutto quello che avreste
voluto sapere sulla mitica regina e che non avete mai osato chiedere, lo
trovate nel nuovissimo libro di Alberto Angela, Cleopatra. La regina
che sfidò Roma e conquistò l’eternità (Rai Libri e HarperCollins, pagine
446, 20 euro).
Un testo, dotato di immagini e cartine, che
illumina il pubblico e il privato della donna più chiacchierata, amata e
odiata di sempre.
Angela, con il talento del narratore e
l’immediatezza comunicativa del divulgatore ricostruisce l’affaire
Cleopatra seguendola come un reporter.
Minuto per minuto, ora per
ora, domus per domus. La pedina con il suo passo felpato, mettendo
sempre i fatti al centro della narrazione.
Sia gli eventi
storicamente accertati, sia quelli ricostruiti attraverso indizi,
congetture, intuizioni. Il risultato è un affresco storico avvincente e
convincente. Pieno di azione e di emozione.
Come quando racconta
la reazione della sovrana d’Egitto che, nella sua lussuosa villa al di
là del Tevere, riceve la notizia dell’assassinio di Cesare. In quel
momento in cui il futuro del suo Paese e dell’intero Mediterraneo è
sospeso come sulla lama di una spada, il crollo del suo progetto
politico si sovrappone alla fine del suo sogno d’amore e alla sua
inquietudine di madre per la sorte del figlio Cesarione.
E mentre il popolo romano interrompe i festeggiamenti in onore della dea Anna Perenna si chiude in casa fra timori e tremori.
L’autore lancia i protagonisti della vicenda come dadi sul panno verde della storia.
Antonio,
Bruto, Cassio, Ottaviano, Agrippina, Mecenate. Col trascorrere delle
pagine «questi dadi, rotolando e piroettando, prima di fermarsi
mostreranno una faccia vincente, poi una perdente, poi di nuovo una
vincente e così via, in un crescendo di tensione in cui non si capirà
mai chi stia per trionfare».
Da narratore accorto, Angela crea e
ricrea, sequenza dopo sequenza, un clima di suspence, come in un giallo
di cui è noto l’epilogo, ma sono molto meno chiare le trame e i
retroscena che conducono il thriller verso la sua conclusione.
Insomma
oltre l’aspide c’è di più. C’è perfino il sospetto che fosse un cobra. O
addirittura che la donna abbia bevuto un cocktail letale, il che
scagionerebbe il serpente.
Angela sottopone la vicenda a un
trattamento cinematografico. Pieno di inquadrature inaspettate, di
particolari dimenticati, di messe a fuoco rivelatrici.
Come quella
dove Cleopatra, vestita da Afrodite sotto un baldacchino d’oro nella
sua barca dai remi d’argento, seduce Antonio in un’atmosfera tra
l’erotico e l’estatico.
In realtà dietro quella scintillante
spirale di languore c’è il lucidissimo disegno della regina che cerca
protezione per il suo regno, vuole tracciare dei confini entro cui
essere amata, come le farà dire Shakespeare.
Bella e non solo,
dunque. In questo senso l’autore ha il merito di aver fatto emergere,
dietro la maschera della femme fatale, della «Cleopatràs lussuriosa»
come la chiama Dante, la realtà di una donna ricca e colta, maestra
dell’arte della persuasione e grande mediatrice tra Oriente e Occidente.
Un
grande simbolo di quella globalizzazione prima della globalizzazione
che fu l’ellenismo. In effetti il racconto di Alberto Angela fa uscire
Cleopatra dal mito per farla entrare nella storia e infine la
restituisce al mito. Ma con tutti gli onori.