martedì 11 dicembre 2018

Repubblica 11.12.18
Inediti
Quattro racconti di Gabriel García Márquez
Com’era Macondo prima di Macondo
di Francesco Manetto


Il silenzio di un paese dell’interno nella regione di Costa Caribe in Colombia. Il microcosmo di Aracataca, l’impatto emotivo provocato da un luogo a cui si ritorna, la materia prima da cui nacque Macondo. « Era come rivedere le illustrazioni di un libro scoperto nella tua infanzia » , ha scritto Gabriel García Márquez in Relato de las barritas de menta ( Racconto delle barrette alla menta), un testo inedito che è tornato alla luce con altri tre originali scritti tra il 1948 e il 1952. Il Banco de la Repubblica de Colombia li ha raccolti in Los Papeles de Gabo ( Le carte di Gabo), insieme a testi dattiloscritti e manoscritti dell’allora giovane giornalista.
« Forse li avevo conosciuti tutti e ora mi guardavano passare e mi riconoscevano pensando: " Ma guarda, è tornato il morto". E in un certo senso, avevano ragione » . Così lo scrittore racconta un viaggio nel suo paese natale. Era probabilmente la seconda volta che vi tornava e la prima in cui lo faceva da solo. Il premio Nobel per la Letteratura raccolse le sue sensazioni in questo racconto, presentato al Festival García Márquez di Medellin, dove sono stati resi noti anche Olor antiguo ( Odore antico), El ahogado que nos traía caracoles ( L’annegato che ci portava le chiocciole) e un racconto senza titolo. Si tratta di scritti acquisiti dal Banco de la República de Colombia che saranno esposti presso la biblioteca Luis Angel Arango di Bogotà e che vanno ad aggiungersi alle 44 scatole donate alla rete di biblioteche dell’istituzione dalla vedova dello scrittore, Mercedes Barcha, e da suo figlio Gonzalo García Barcha.
Durante il " bogotazo", la rivolta scoppiata nel 1948 nella capitale colombiana, dopo l’assassinio del leader liberale Jorge Eliécer Gaitán, viene incendiata la pensione dove abita García Márquez. Il giovane studente di giurisprudenza, nato ad Aracataca nel 1927, sale su un camion postale e ritorna sulla costa. A Cartagena de Indias, mentre lotta contro l’indigenza, comincia a scrivere come praticante sul quotidiano El Universal. Risalgono a quell’epoca, fino al 1952, i testi presentati da Alberto Abello Vives, direttore della Biblioteca Luis Angel Arango, dal ricercatore Sergio Sarmiento e da Jaime Abello Banfi, direttore generale della Fondazione per il nuovo giornalismo iberoamericano, il quale ha letto Relato de las barritas de menta e ha spiegato l’importanza di questa raccolta. Garcia Barcha ha ricordato che il romanziere lo metteva « a strappare i fogli che non gli servivano » . « Penso che a Gabo sarebbe piaciuto essere come Vermeer » , ha detto riferendosi al pittore olandese.
« Gli sarebbe piaciuto che nessuno scoprisse mai quali fossero i segreti dietro i suoi quadri » .
Tuttavia, dato il loro valore, alcuni di questi bozzetti oggi vengono resi noti. Il primo è un racconto senza titolo, che doveva aggiungersi ai Racconti di un viaggiatore immaginario e alla fine fu eliminato dalla serie: descrive che cosa succede in un villaggio durante un’eclissi solare. De L’annegato che ci portava le chiocciole, si conservano gli unici frammenti che García Márquez abbia scritto. Il romanziere si riferiva a quel testo in un articolo pubblicato su El País nel 1982.
« Per molti anni (...) ho sognato di scrivere una storia di cui avevo solo il titolo: L’annegato che ci portava le chiocciole. Ricordo che lo dissi a Álvaro Cepeda Sumudio ( scrittore e giornalista colombiano, ndt) in una strepitosa serata della casa degli amori di Pilar Ternera, e lui mi disse: "È un titolo talmente buono che non c’è più nemmeno bisogno di scrivere il racconto". Quasi quarant’anni dopo mi sorprendo nel verificare quanto fosse azzeccata quella risposta. In effetti, l’immagine di quell’uomo immenso e fradicio che doveva arrivare di notte con una manciata di chiocciole per i bambini è rimasta per sempre nella soffitta delle storie non scritte». In Olor antiguo, Gabo inizia a fare esperimenti con nuove influenze, lascia lo stile kafkiano e si avvicina a quello di Ernest Hemingway, spiega Sergio Sarmiento. «Immaginate una coppia che celebra i 50 anni di matrimonio. L’uomo è seduto in una stanza e racconta come la conobbe e la donna pensa che l’uomo debba smettere di ricordare». Finché «lui si rende conto di aver sposato la gemella sbagliata, ha sposato la gemella che odiava e non quella che amava». Relato de las barritas de menta «descrive Aracataca molto brevemente e in modo molto duro, è una versione narrativa molto personale», prosegue il ricercatore. Parla di un luogo in cui alcuni immigrati arrivati da poco vendevano dei prodotti. «Il magazzino buio degli italiani, dove vendevano stivaletti per i bambini e sardine per gli adulti e barrette alla menta per piccoli e grandi e l’interno del quale aveva un odore di pane riposto e di petrolio», scrive García Márquez.
Quel luogo risuona ancora nella memoria del paese. Quegli italiani, spiegò Rafael Darío Jiménez, responsabile della casa museo di García Márquez, arrivarono nel dipartimento colombiano di Magdalena e organizzarono i primi sindacati nelle piantagioni di banane della United Fruit Company, del cui massacro si è commemorato l’anniversario. E anche loro, come tutto il resto, popolarono l’immaginario che diede vita a Macondo.
– traduzione di Luis E. Moriones © EL PAIS/ LENA, Leading European Newspaper Alliance