Repubblica 11.12.18
Re David:"Landini porta testa e cuore nella nuova Cgil"
La leader Fiom: noi indipendenti da tutti sul governo valuteremo nel merito
di Marco Patucchi
ROMA
«Testa e cuore». Francesca Re David sintetizza in due parole la
candidatura di Maurizio Landini alla guida della Cgil. Alla vigilia del
congresso nazionale della Fiom e in vista di quello che sancirà, a fine
gennaio, il cambio di guardia al vertice della confederazione, la leader
dei metalmeccanici spiega la svolta che potrebbe portare il suo
predecessore sulla poltrona di Susanna Camusso. E valuta nel merito le
politiche del governo gialloverde. «A volte con loro ci siamo ritrovati —
dice Re David — penso ad alcune vertenze aziendali come l’Ilva o alla
reintroduzione di certi ammortizzatori. La manovra, invece, trascura
industria, lavoro e welfare. La Fiom comunque è indipendente da padroni e
politica: valuteremo di volta in volta le risposte alle nostre istanze.
Piuttosto voglio sottolineare lo slogan del nostro congresso: "Per
l’uguaglianza".
Perché la frantumazione del lavoro è lo strumento
che le imprese usano per indebolire la rappresentanza. E la guerra al
migrante è la massima espressione della guerra tra lavoratori ».
Sul
decreto dignità di Di Maio, lei parlò di una "inversione culturale
apprezzabile". Lo pensa ancora davanti al turnover del precariato che ha
prodotto?
«Confermo, si è trattato di un’inversione di tendenza. I
risultati li vedremo quando ci saranno. Ma è evidente che un decreto
non basta, anche perché è stato distorto dalle imprese, spesso propense
ad aggirare le regole».
Anche il progetto "quota cento" nelle pensioni sembra in linea con le posizioni della Cgil…
«Se
anche soltanto dieci lavoratori che prima non potevano, riusciranno ad
andare in pensione, io sarò contenta. Ma è una bugia presentarla come la
riforma della legge Fornero. È solo un segnale, insufficiente».
Fa effetto ascoltare un sindacalista che non sbarra la porta al governo populista...
«Non
mi sfugge che ci troviamo di fronte ad un governo venato da pericolose
identità nazionaliste e da derive razziste. Si tratta di movimenti
politici che hanno scavalcato i corpi intermedi riempendo il vuoto della
disintermediazione. Ma quel vuoto lo hanno creato le classi dirigenti
che si sono succedute negli ultimi decenni: in particolare un
centrosinistra totalmente scollegato dalle perone, dai lavoratori, dai
giovani. Dalla difesa dei diritti. Come dimostra il caso dei gilet
gialli francesi, la solitudine produce la rivolta invece che il
confronto».
Anche il sindacato in questi anni è sembrato lontano dalle persone…
«La
Cgil ha mantenuto la barra dritta della rappresentanza. Con difficoltà,
ma lo ha fatto combattendo la frammentazione del mondo del lavoro e gli
attacchi delle imprese e della politica.
Ricordo la campagna per
la carta dei diritti e il referendum sul Jobs Act. E il frutto di questo
impegno si vedrà anche al prossimo congresso che sarà largamente
unitario».
Perche Landini?
«Perché lui nella squadra della
segreteria confederale rappresenta al meglio il documento sul quale
converge oltre il 98% della Cgil.
Tiene insieme le idee dei dirigenti e il sentimento della base. Testa e cuore, appunto».