La Stampa 7.12.18
Niente moschea, kebab e venditori ambulanti
I leghisti portano a Pisa il vento dei divieti
Da
5 mese l’ex roccaforte rpssa è un laboratorio del Carroccio: nel mirino
ci sono stranieri, mendicanti e anche studenti troppo esuberanti
Approvate mozioni per il presepe nelle scuole e in crocifisso negli uffici pubblici
Il sindaco: è vero, il nostro è un esperimento e io sono popolare
reportage di Niccolò Zancan
La
prima cosa che vedi è il cantiere per sradicare le panchine dai
giardini della stazione. Piccole ruspe. Reti metalliche. E poi eccole:
le hanno messe in fila, una dietro l’altra, per portarle via. Ma cosa
avevano di tanto sbagliato quelle panchine? «Erano brutte e in più erano
state concepite in modo da risultare comodissime per chi voleva
sdraiarsi» dice Luca Fracassi, portavoce del sindaco. Non ci si può
sdraiare a Pisa. E nemmeno sedere. Non sulle panchine. Non sulle
rastrelliere. Non sui gradini. Non sulle spallette del Lungo Arno.
«È
vietato». I cartelli sono dappertutto. Da via Gramsci a piazza Vittorio
Emanuele, davanti alle Poste e nel centro storico. Vietato mangiare,
bere, dormire. «Occupare con alimenti, contenitori, sacchi, carte o
altri oggetti il suolo pubblico». Pisa, già città rossa della Toscana,
da cinque mesi si è trasformata nel più spinto laboratorio leghista
d’Italia. Da quando cioè Michele Conti, 48 anni, ex consigliere comunale
di Alleanza Nazionale ed ex direttore del consiglio agrario
provinciale, ha vinto le elezioni con la Lega e ha deciso di concentrare
la sua azione politica contro i venditori ambulanti, i mendicanti, i
migranti in lista d’attesa per le case popolari, i negozi di cibo etnico
e anche gli studenti universitari troppo esuberanti.
Ogni sera
l’idropulitrice comunale va a sparare acqua sulle pietre antiche di
Piazza dei Cavalieri, davanti alla sede storica della Scuola Normale
Superiore di Pisa. «Qui era sempre pieno di ragazzi e ragazze, c’erano
chitarre, canzoni, frisbee» dice la studentessa Nicoletta Grittani, 25
anni, da Bari. «C’erano anche canne e birre. Nessun bagno, è vero. Però
niente di terribile. Era un ritrovo pacifico di studenti». Ora Piazza
dei Cavalieri è deserta. L’acqua ha spazzato via tutti. Mentre si è
riempita piazza delle Vettovaglie, poco distante. Ma questa tattica
contro gli eccessi notturni così come gli onnipresenti cartelli di
divieto, sono solo il lato più visibile della guerra dichiarata. Altre
decisioni sono già state prese dalla giunta comunale durante l’autunno.
La
nuova delibera sull’emergenza abitativa stabilisce che, d’ora in
avanti, per potere accedere alle graduatorie delle case popolari gli
stranieri dovranno presentare una certificazione consolare autenticata
sui patrimoni posseduti nel paese d’origine. È il modello Lodi. Quello
che teneva fuori dalle mense i figli dei migranti. Poi c’è stata la
mozione approvata per il presepe in ogni scuola. Quella per il
crocefisso nelle sale di rappresentanza del Comune e in tutte gli
istituti di proprietà comunale. La variazione al piano regolatore per
rendere impossibile la costruzione della nuova moschea, in un edificio
già acquistato dalla comunità islamica. Il convegno dal titolo:
«Eurislam, l’invasione dell’Europa e la caduta dei valori occidentali».
Patrocinato e ospitato dal Comune. Certo, c’è stata anche la nuova
ordinanza contro i bivacchi, inasprita rispetto a quella
dell’amministrazione precedente. E la rinuncia a un piccolo fondo da
3700 euro per fare una campagna contro l’omofobia. Perché Pisa ha deciso
di uscire dalla rete dei comuni sensibili a queste tematiche. E sempre
Pisa, per voce dell’assessore alla Cultura Andrea Buscemi, ha ipotizzato
di cancellare il murales di Keith Haring che sta a metà strada fra la
stazione e la famosa torre. «Tuttomondo», si chiama.
Lì davanti,
adesso, gli studenti in gita della scuola media Pellegrini di Massarosa
sono in contemplazione. «Non conoscevo le polemiche su questo murales
bellissimo», dice il professore Lorenzo Bertolà. «Ma siamo stati messi
in guardia sul fatto che non avremmo potuto mangiare i panini nelle
piazze di Pisa».
Il sindaco Conti rivendica ogni singolo atto
politico: «È vero. Qui stiamo facendo un esperimento. Stiamo cercando di
mettere in pratica tutte quelle cose di buon senso che gli elettori
chiedevano da anni. Le reazioni sono ottime, sono super gettonato.
Residenti e commercianti forse vedono in me una persona normale che
cerca di fare cose normali. Siamo dovuti intervenire in modo anche un
po’ forte perché vogliamo affermare che questa è una città dei doveri
prima che dei diritti». E a chi solleva dubbi sulle graduatorie che
penalizzano i cittadini stranieri, l’assessore alle Politiche sociali
Gianna Gambaccini replica così: «Per fortuna siamo ancora in Italia!
Preservare i nostri cittadini è un dovere. Lo dobbiamo ai padri della
nostra patria».
Pisa. 92 mila residenti di cui 10.520 di origini
extracomunitarie, più 49 mila studenti che gravitano intorno alla città.
Abdou Faye, presidente dell’associazione Senegal Mbolo, è preoccupato:
«Il clima è cambiato. È una cosa bruttissima. Ti gridano dietro: “Andate
a casa vostra”. Ma io vivo a Pisa da 13 anni, lavoro e rispetto gli
altri. È dura. Mi ha appena chiamato un amico piangendo, vende
fazzoletti. Gli hanno dato una multa da 5 mila euro».
Sono poche
le voci critiche che si alzano dalla città, su questo ha ragione il
sindaco Conti. Quando in consiglio comunale è stata votata la mozione
per rendere obbligatorio il crocefisso, c’è stato un solo voto
contrario. Quello di Ciccio Auletta, consigliere di una coalizione di
sinistra formata da Possibile e Rifondazione Comunista: «Assistiamo a
una vera e propria crociata. La mia solitudine durante quel voto è la
dimostrazione plastica della profonda distanza che c’è fra il palazzo e
Pisa. Perché questa città ha sempre avuto tradizioni laiche e
progressiste».
In piazza della stazione e in piazza Vittorio
Emanuele hanno chiuso le fontane. «Per evitare usi indecorosi», ha
spiegato l’assessore alla Sicurezza Giovanna Bonanno. Così, senza
nemmeno prendersi il fastidio di un atto formale, ha aggiunto nuove voci
all’elenco. Non ci si può lavare la faccia. Non si può bere. Non si può
dare da bere ai cani. È vietato.