mercoledì 5 dicembre 2018

La Stampa 5.12.18
Ucciso dal pugno di un amico
“Era sfida a chicolpiva più forte”
di Flavia Amabile


Dicono tutti che è stato un «gioco» a chi colpiva più forte, non una lite, a far morire Emanuele Tiberi (detto Fanalino) la notte del 29 luglio scorso all’esterno della Vineria di Norcia. A colpirlo era stato Cristian Salvatori (detto Lu Picchiu), 33 anni. Un solo pugno al volto lo aveva fatto crollare a terra, uccidendolo. Secondo quanto riporta l’edizione online del quotidiano «La Nazione», la tesi del gioco e quindi dell’omicidio avvenuto per caso è confermata dalle testimonianze dei clienti del locale che incitavano i due a colpirsi dicendo «Daje, daje», e anche da una consulenza tecnica fatta eseguire dal pm Vincenzo Ferrigno della Procura di Spoleto. Sono state estrapolate dai telefonini dei presenti alcune sequenze di quello che sembra essere stato un omicidio preterintenzionale avvenuto in diretta, e poi circolate nelle chat di amici e conoscenti con la dettagliata ricostruzione dei fatti. Dai racconti circolati emerge che Emanuele ha colpito Cristian con uno schiaffo, poi, quando è toccato all’altro, è partito un pugno che ha fatto cadere a terra, in coma, il rivale. «Lu Picchiu gli ha detto: “Dammi un pugno”, lui gliel’ha dato ma piano. Dopo gli ha detto “mo’ tocca a me” e gli ha dato una pesca». E ancora: «Stavano facendo un gioco. Fanalino stava scherzando, gli ha dato un cazzottello sulla guancia». L’altro invece ha colpito con forza.
La vicenda giudiziaria
Salvatori è stato arrestato con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Mesi dopo, ha chiesto gli arresti domiciliari per sottoporsi a un programma di reinserimento sociale in una struttura specializzata. Il pm si è detto favorevole, il gip no: «Non può ritenersi meritevole di accoglimento» anche « in considerazione della personalità aggressiva e violenta dimostrata dall’indagato, il quale potrebbe, in un ambiente comunitario, reiterare condotte violente analoghe a quelle già perpetrate... ». La difesa, quindi, ha fatto appello al Riesame di Perugia: secondo gli avvocati il fatto che si sia trattato di un «gioco» cancella la valutazione di un ragazzo con impulsi aggressivi e incontrollabili. Inoltre Salvatori ha offerto la disponibilità al risarcimento dei danni e a seguire un percorso rieducativo in una comunità dedita al reinserimento sociale. «Questo - dicono i difensori - in conformità al principio sancito dall’articolo 27 della Costituzione: l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato». Adesso saranno i giudici del Tribunale a valutare la vicenda.