lunedì 3 dicembre 2018

La Stampa 3.12.18
In Andalusia vola la destra nazionalista
Giù i socialisti
di Francesco Olivo


Per anni si è detto che la Spagna era immune dall’irruzione dell’estrema destra, dilagante in tutta Europa. Una realtà che trova le sue prime smentite: in Andalusia, la Comunità autonoma più popolata del Paese, bastione della sinistra, il partito nazionalista Vox, è entrato nel parlamento regionale per la prima volta con un risultato intorno all’11%, l’equivalente di 12 seggi. Un boom atteso, anche se non in queste proporzioni, per un movimento che non ha mai avuto rappresentanti nelle assemblee locali, né nazionali.
Nella terra governata da 36 anni dalla sinistra, il Psoe segna una sconfitta clamorosa (14 seggi persi), pur restando il primo partito della regione con il 28%. Per la presidente uscente Susana Díaz, sfidante di Pedro Sánchez dentro il partito, sembra impossibile restare al potere, anche perché Podemos, che perde tre seggi ne chiede la testa. Nella notte si contano le schede, e si profila una notizia storica: nel granaio di voti socialista ora può governare la destra.
L’irruzione di Vox sconvolge anche il fronte conservatore: il Partito Popolare perde voti e finisce appena sopra al 20%, perdendo 7 seggi, cresce Ciudadanos, che vede aumentare enormemente la propria rappresentanza parlamentare (da 9 a 21 seggi). Ora per la destra si apre il dilemma: si metteranno d’accordo i conservatori con gli estremisti? In campagna elettorale nessuno lo ha escluso e da oggi partiranno le trattative.
Ma al di là delle sorti dell’Andalusia, il voto di ieri è un serio campanello d’allarme per Pedro Sanchez. Il leader socialista governa da sei mesi senza una vera maggioranza in parlamento e il suo primo banco di prova elettorale non è certo un successo.
Verso elezioni anticipate
Ora per l’esecutivo di sinistra si apre uno scenario complicato: impossibile portare avanti una finanziaria (per giunta criticata da Bruxelles) e una debolezza parlamentare sempre più evidente, con la sfida indipendentista in Catalogna sempre viva. La situazione, insomma, potrebbe portare dritti verso elezioni politiche anticipate. Quando? È difficile trovare una data per l’intasamento di appuntamenti: il 26 maggio si vota, nello stesso giorno, per Europee, regionali (in molte comunità autonome) e comunali. Aggiungere anche le politiche per un mega election day sembra una soluzione complessa. Così a Madrid nessuno esclude che si possa andare alle urne prima di maggio. Con l’estrema destra che, per la prima volta dalla morte di Franco, vorrà dire la sua.