La Stampa 22.12.18
“Una forzatura peggiore della legge truffa del 1953”
di Davide Lessi
«Il
governo ha forzato i tempi del dibattito parlamentare». Alfonso
Celotto, costituzionalista, critica la procedura adottata dall’esecutivo
nell’intento di far approvare la manovra entro fine anno.
1 La senatrice Emma Bonino parla di un Parlamento «esautorato, umiliato e ridotto alla farsa». Condivide?
«In
parte sì. Anche negli anni scorsi per le leggi finanziarie era stata
utilizzata la prassi del maxi-emendamento con annesso voto di fiducia.
Una pratica che risale al 1953 e alla cosiddetta “legge truffa”. Ma
questa volta è andata anche peggio».
2 Peggio del 1953?
«In
un certo senso sì. Perché quella riforma della legge elettorale, voluta
dal governo De Gasperi, fu oggetto di lunghe discussioni in Aula. Un
confronto che questa volta è mancato per ragioni di tempi. Anche l’esame
delle commissioni è stato “pro forma”. In questo modo è stato compresso
il concetto di rappresentanza. Non scordiamocelo: siamo pur sempre una
repubblica parlamentare».
3 L’esecutivo M5S-Lega continua a porre
la fiducia ai suoi provvedimenti. Lo ha fatto in oltre il 30 per cento
dei casi, un dato superiore a quelli dei governi Renzi e Letta. Siamo di
fronte a un superamento della democrazia rappresentativa?
«Anche
il governo del cambiamento non può fare a meno della fiducia
“ghigliottina” per tagliare i tempi. Sicuramente negli ultimi anni la
democrazia parlamentare ha avuto un’evoluzione: manca l’intermediazione
dei partiti di massa e il dibattito si è spostato fuori dall’Aula,
magari sugli smartphone di politici e cittadini».